Nel ruolo della protagonista Elena Arvigo, una delle maggiori interpreti del teatro indipendente
Un evento doloroso che si trasforma in un’occasione di crescita, ribaltando le prospettive e favorendo nuovi incontri. È questo il nucleo de La Cura, lo spettacolo scritto e diretto da Gherardo Vitali Rosati, che verrà presentato al 60° Festival dei 2Mondi di Spoleto, nella sezione La MaMa Spoleto Open i prossimi 14-15 luglio (ore 21.30) e 16 luglio (ore 18.00). Una coproduzione dell’Istituto del Dramma Popolare con il Teatro delle Donne di Calenzano, dove La Cura arriverà a settembre in occasione del festival Avamposti.
Nel ruolo della protagonista Elena Arvigo, una delle maggiori interpreti del teatro indipendente e non, diretta in teatro da maestri come Giorgio Strehler, Alvis Hermanis, Jacques Lassalle e Valerio Binasco, e nota al cinema per film come Mangia, prega, ama, con Julia Roberts, Ripopolare la Reggia, di Peter Greenaway, o Mental, la serie tv americana prodotta dalla Twenty Century Fox. Sarà lei a interpretare Laura, una ricercatrice farmaceutica, dedita al suo lavoro, che all’improvviso scopre di avere una grave malattia. Inizierà così il classico turbine di visite, ospedali e operazioni, nel quale però riuscirà a ritrovare qualcosa che aveva perduto.
Entreranno quindi in gioco i suoi due figli, entrambi trasferitisi in Francia: il ribelle Mathieu, che cerca da anni di pubblicare un romanzo, e Chiara, che ha seguito le orme materne e ora sta affrontando un difficile concorso per insegnare chimica. Nei panni dei due ragazzi: Luca Tanganelli, diplomato alla Silvio d’Amico e recentemente in scena al Piccolo per In cerca d’autore di Luca Ronconi, e Dalila Reas, selezionata fra novantacinque candidature pervenute, che dopo gli studi alla Paolo Grassi ha portato in scena Il Pellicano di Strindberg per la regia di Walter Pagliaro. Fra una visita e l’altra, Laura incontrerà anche un uomo, Marco, un violinista bon viveur che la aiuterà a vedere diversamente la sua condizione. A interpretarlo sarà Alberto Giusta, attivo come regista, attore e docente per il teatro Stabile di Genova, fondatore della Compagnia Gank, e tra i protagonisti della commedia di successo Le prenom (Cena tra amici).
Il testo nasce da una storia vera: “qualche anno fa, mia madre scoprì di avere un tumore cerebrale – dice l’autore – iniziò un percorso difficile per noi e purtroppo noto alle tantissime persone che hanno avuto storie analoghe in famiglia. Ma fra visite, esami, viaggi e operazioni non sono mancati momenti felici: una cena fuori casa aspettando la visita di un luminare, lunghe chiacchierate nelle sale d’attesa. Come se quel male ci costringesse a dare un peso nuovo ad ogni momento che trascorrevamo insieme e a trovare un nuovo sguardo sulle cose, annientando d’un tratto tutte preoccupazioni del quotidiano. Mi sono ispirato a questo evento (che nella realtà sembra essersi conclusosi bene) per costruire una storia di finzione, immaginando una famiglia inizialmente disgregata e costringendola ad affrontare insieme questa situazione. È nato poi di conseguenza il personaggio di Marco, con una storia ribaltata rispetto a quella di Laura. Solo, inesorabilmente ottimista, apparentemente meno fortunato”.
La pièce alterna narrazione e dialoghi, puntando su un ritmo intenso e su un tono asciutto e conciso, rifuggendo ogni possibile patetismo. Se c’è un certo realismo nella trama principale, non mancano momenti più onirici dedicati a ricordi e sogni. L’allestimento, che evita il realismo per cercare una maggiore universalità attraverso elementi simbolici e movimenti stilizzati, sarà scandito dalle illustrazioni originali di Federica Rugnone e accompagnato dalle musiche originali di Tommaso Tarani.
Per modalità espressive e temi affrontati, il testo si pone come un secondo capitolo di Fumo Blu, il precedente spettacolo di Vitali Rosati prodotto dal Metastasio di Prato e presentato al 58° Festival dei 2Mondi di Spoleto per La MaMa Spoleto Open 2015, per la regia di Andrea Paciotto, dopo due letture sceniche organizzate da La MaMa a Spoleto (2013) e a New York (Blue Smoke, 2014). Lì, un analogo impianto formale serviva a raccontare le difficoltà quotidiane di una giovane coppia alle prese con lavori affascinanti ma poco remunerativi, la danza e il giornalismo, che sottraevano sempre più tempo ed energie alla vita familiare. E non manca un richiamo nel titolo: se il primo testo citava, involontariamente, un grande successo di Mina, questo nuovo spettacolo si rifà a un celebre pezzo di Battiato.
In questo caso Vitali Rosati, attivo anche come critico per testate come il TG3 e Il Corriere Fiorentino (dorso locale del Corriere della Sera), firma anche la regia, dopo aver diretto, per Il teatro delle Donne, Glory Hole, con Roberto Andrioli, La Tancia, adattamento da Michelangelo Buonarroti il Giovane, e il riallestimento, insieme a Dimitri Milopulos, di Trincea di Signore, con Amanda Sandrelli e Monica Bauco. Come autore i suoi più recenti spettacoli sono stati Benvenuti a Los Alamos (regia di Annalisa Bianco), Medici Dynasty Show (regia di Fulvio Cauteruccio e Bari Hochwald).