Spoleto, convegno su Alzheimer e Parkinson: incontro di alta valenza

Convegno dell’Avis partecipatissimo, con gente costretta a restare in piedi.

Una risposta fortemente incoraggiante per l’Associazione, che ha impegnato ogni energia per la sua riuscita e per far affrontare nel migliore dei modi un tema su due malattie, come l’Alzheimer ed il Parkinson, molto diffuse fra la popolazione.

Ed i relatori che si sono succeduti  non hanno minimamente tradito le aspettative.  Il saluto ai presenti è stato portato dal Presidente dell’Avis, Sergio Grifoni, che ha esordito leggendo una toccante lettera di un malato di Alzheimer.                            L’occasione è stata propizia per ricordare anche l’emergenza sangue, viste le carenze che si sono accentuate a livello regionale in questi ultimi mesi. E’ stata poi la volta del Vice Sindaco, Maria Elena Bececco che, nel salutare a nome dell’Amministrazione Comunale, ha informato i presenti sul completamento dei lavori, da parte dei tre Esperti designati, per ciò che concerne la possibile integrazione fra gli ospedali di Spoleto e Foligno.

La parola poi è passata alla dott.ssa Anna Laura Spinelli, conosciutissima geriatra del nostro nosocomio, alla quale è spettato il compito di coordinare l’incontro.  La Spinelli ha fornito subito un dato allarmante: ogni 100 giovani spoletini, ci sono 231 anziani, media di gran lunga al di sopra della nazionale che si attesta a 161.

La prima relazione è stata a cura del prof. Paolo Calabresi, direttore della Clinica Neurologica dell’Università di Perugia. Ha confermato il fatto che la medicina sta facendo passi da gigante, soprattutto in vista di quella che sarà la terza patologia del futuro:  la malattia neurovegetativa. L’Alzheimer, fra tutte le demenze, rappresenta ben il 61%, non è prettamente genetica ma sporadica, e viene causata dalla proteina dell’amiloide, quando queste vengono tagliate male da alcuni particolari enzimi, creando di conseguenza forme di placche che si distribuiscono nel cervello.  Anche la proteina TAU gioca un ruolo, portando il paziente a forme deliranti: paura di diventare povero, forme di acuta gelosia, paura esagerata di malattie, etc.                                                                                                                                    Tutti sintomi ben evidenti, a differenza del Parkinson, asintomatico, i cui primi segni compaiono quando già la malattia è in stato avanzato, con i neuroni distrutti all’80%, distruzione che parte dal tronco del cervello, fino ad arrivare alla corteccia.                       Qualche avvertimento potrebbe essere dato dalla mancanza di riconoscimento degli odori, da una depressione improvvisa o dalla stipsi, sintomi questi riconducibili però anche ad altre più leggere patologie.                                                                                                      La malattia non sempre si presenta con tremori degli arti, ma può portare: rigidità corporea, disturbi cognitivi e degenerativi.

Sulla stessa lunghezza d’onda, si è tenuta anche la relazione della prof.ssa Lucilla Parnetti, apprezzata  ricercatrice, Responsabile del Centro per il Recupero della memoria dell’Università di Perugia.                                                                                                           Secondo la professionista, l’Alzheimer non deve essere definita la malattia degli anziani, anche se l’invecchiamento è il primo fattore di rischio. Lo sviluppo della stessa malattia avviene in varie fasi temporali: fase asintomatica, di predemenza, di demenza lieve, di demenza moderata, di demenza severa. Rappresentando la demenza solo il 50% del decorso della malattia, una diagnosi precoce diventa fondamentale, visto anche che vi è una evoluzione positiva per ciò che concerne i farmaci che bloccano la malattia al momento dei primi disturbi. Occorre quindi attivare dei marcatori specifici, con indagini diagnostiche mirate: indagine liquorale (lombale), la PET con l’anuloide, verificare il consumo di zuccheri da parte del cervello, la risonanza magnetica.                                                                         Condizione fondamentale è il contributo in tal senso dei medici di base, che devono essere adeguatamente istruiti per far nascere loro un primo sospetto sulla possibilità che un paziente potrebbe avere in corso simile malattia.

Dopo il dibattito, l’incontro si è concluso con l’applaudito intervento dell’Assessore Regionale alla Sanità, dr. Luca Barberini, che ha esordito con un dato: il 25% degli umbri, ha più di sessantacinque anni, contro la media nazionale ferma al  17%.                                                                                                                                  Non solo, ma gli anziani sono più poveri e più soli, fattori di rischio che richiedono interventi mirati e, soprattutto, non tardivi.                                                                                                                           Occorre cioè non  concentrarsi solo sui servizi ospedalieri, ma incentivare l’assistenza territoriale, evitando che dappertutto si faccia tutto ma non bene. Fondamentale quindi investire in formazione, innovazione ed integrazione.  L’Assessore ha poi confermato che, quanto prima, si arriverà ad una proposta concreta  per la razionalizzazione dei servizi fra i due ospedali del nostro territorio. Tra gli altri, erano presenti: l’Assessore Angelo Loretoni insieme ai Consiglieri Comunali: Zampa, Cretoni Sandro, Dominici, Saidi e Morelli; il presidente della Fondazione Carispo, Avv. Sergio Zinni, con il Consigliere delle Casse di Risparmio dell’Umbria, Dario Pompili.

Una bellissima pagina spoletina.