Ma la difesa non ci sta
La Corte dei Conti lo incolpa di aver violato il rapporto contratto esclusivo che il medico aveva con l’ospedale di Spoleto chiedendogli 95 mila euro di danno erariale.
La difesa, d’altra parte, insiste nell’affermare che il pagamento della reperibilità per l’hospice, gestito sempre dall’Asl, non può inquadrarsi come libera attività professionale.
La vicenda è approdata mercoledì mattina di fronte ai giudici contabili che ora devono fare giustizia sulla vicenda.
La procura ha evidenziato come il medico tra il 2010 e il 2012 risultasse in organico al San Matteo e per 18 ore alla settimana distaccato nella struttura vicina che ospita i malati terminali. Per lavorare più ore all’hospice il medico avrebbe dovuto ricevere apposita autorizzazione dalla Asl che, invece, non ha mai dato. Da qui la contestazione sulla violazione del rapporto esclusivo avvenuta tramite il pagamento della reperibilità del dottore da parte della onlus Aglaia.
Ma gli avvocati del medico, ormai in pensione, sostengono che la struttura per le cure palliative gestita dall’Asl avrebbe dovuto pagare i turni di reperibilità all’hospice del medico. L’azienda sanitaria, però, si è sempre rifiutata.