I pentastellati chiedono lumi sulla vicenda agli amministratori
La vicenda del cambio improvviso e inaspettato di testimone nella gestione del cinema Sala Frau ha scosso tutta la città e anche i 5 Stelle intervengono sulla questione per avere chiarimenti su alcune cose che non quadrano.
Ma prima ripercorriamo la vicenda dall’inizio: «nel 2012, dopo anni di sofferenza e declino di tutti i cinema spoletini che hanno portato alla loro chiusura, Carlo Carlini e Silvia Quaranta presentano un progetto con i fiocchi cui la Curia, che è proprietaria del cinema Sla Frau, non può dire di no. In due anni il cinema riprende piena vita, e non solo, diventa volano di un rilancio anche del centro storico, una vera opera di ricostruzione del tessuto sociale e culturale cittadino, distinto da quello spirito di aggregazione di cui la città ha bisogno come il pane.»
Dal punto di vista tecnico -scrivono i 5 stelle- l’offerta di mercato del Cerchio avanzata proprio nel momento in cui stava per terminare un comodato d’uso, è più vantaggiosa a livello economico. Ma -aggiungono- la vicenda ha colpito per la dinamica dei fatti ed è proprio su questi che i pentastellati hanno delle domande da porre:
«Perché Carlini e Quaranta si sedevano a un tavolo congiunto insieme al Comune di Spoleto (Assessorato alla Cultura), alla cooperativa Immaginazione (Cerchio) e Agis (Associazione Generale Italiana dello Spettacolo.) per stipulare un protocollo di collaborazione e rispetto reciproco tra i cinema spoletini e iniziative comuni,ignari che da lì a poco la gestione sarebbe passata proprio al Cerchio?
Perché quando gli uni pensavano di stare per firmare un protocollo congiunto di collaborazione e rispetto reciproco per creare una cittadella del cinema, gli altri invece si erano già assicurati la gestione del piccolo cinema?
Perché mentre si scriveva un protocollo di trasparanza, insieme al comune che agiva da garante e promotore, questa stessa veniva del tutto meno?»
Insomma, la domanda che viene spontanea è: l’amministrazione comunale, mentre sedeva al tavolo congiunto, sapeva che da lì a poco dei due interlocutori – i gestori dei cinema – presenti, ne sarebbe rimasto uno?
La risposta è delicata da entrambi i punti di vista. Infatti, continuano i 5 Stelle, se anche gli amministratori sono rimasti esterrefatti come i cittadini ed erano ignari dei passaggi che stavano accadendo, in un certo senso il comune stesso ha subito uno sgambetto. Se invece era al corrente che presto uno dei due soggetti sarebbe stato scansato dall’altro, è venuta a mancare quella trasparenza e quel rispetto che dovevano ispirare il rapporto tra le parti.
Se le domande sono molte, tuttavia, la visione della situazione è univocamente pessimistica: «qui non muore un progetto di cinema, piucchelatro muore un progetto di coesione e collaborazione all’interno dei soggetti presenti in città. Una città dinamica -continuano- si regge anche sulla diversità e la varietà dei soggetti che vi operano, e queste diversità dovrebbero essere valorizzate dalla politica e dalle scelte degli amministratori. Ebbene in questa città questo manca del tutto. Le iniziative private faticano ad emergere, l’intraprendenza di tanti giovani che fuori Spoleto hanno fortuna, è soffocata da uno status quo che tende ad agevolare, nel bene e nel male, sempre i soggetti già ben radicati sul territorio con l’appoggio di un’amministrazione che spesso non da spazio, o meglio, non protegge, non è difensore, non incoraggia le realtà più piccole.»
In questo caso -concludono- forse vorremmo ascoltare anche la voce degli amministratori, l’assessorato alla cultura per chiedere lumi sulla vicenda. Vorremmo, almeno, se altro non è possibile tecnicamente, che fosse spesa una parola di ringraziamento e riconoscenza, se non un riconoscimento proprio, per chi ha saputo creare intorno a un cinema un progetto di aggregazione sociale e culturale per la città.
Per il lavoro che da tutta la città è stato riconosciuto come eccellente.