Spoleto, Grifoni sulle Scale Mobili: “Se non sarà investimento, diventerà una spesa”

SERGIO GRIFONI“C’è stata unità nella realizzazione dell’opera: non potrà e non dovrà esserci divisione per il suo utilizzo”

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato di Sergio Grifoni riguardo le nuove scale mobili:

“La curiosità ha spinto in questi giorni festivi, tante persone, spoletini e non, alla scoperta del nuovo percorso della mobilità alternativa.
Al piccolo smarrimento iniziale, per poter individuare la giusta entrata da imboccare, è seguito poi il quasi totale apprezzamento per la mastodontica opera realizzata.
Non sono venute meno, ovviamente, ipotesi correttive e critiche, sempre salutari se costruttive.

Anch’io vorrei esprimere il mio giudizio, non tanto e non solo come cittadino, ma come persona che, nella sua veste di Assessore, ha vissuto, insieme ad altri colleghi (tra cui l’attuale Sindaco Cardarelli), nei primi anni novanta, il momento della elaborazione progettuale e dell’ammissione al finanziamento.
Per questo ho apprezzato l’invito che, con grande sensibilità e correttezza, il Sindaco mi ha rivolto, di persona, per presenziare alla inaugurazione, invito che non ho potuto purtroppo soddisfare perché fuori regione per impegni professionali.

Non ho invece apprezzato il fatto che, in tutti questi anni, nessuno abbia evidenziato in maniera sufficientemente esaustiva il nome di chi, in realtà, fu il vero ideatore del progetto, nonché la persona che ne ha seguito il difficile iter procedurale: l’ingegner Antonio Pendenza, allora direttore della Spoletina Trasporti.
Affermo ciò con cognizione di causa, avendo accompagnato l’ing. Pendenza, in più di una occasione, sempre in qualità di Assessore, al Ministero dell’Ambiente, per convincere chi doveva poi decidere, sulla bontà tecnica e sulla fattibilità del progetto stesso.

Adesso la grande opera finalmente c’è, a dispetto anche di chi, allora contrario, oggi magari plaude in prima fila.
E’ sovradimensionata rispetto alle nostre esigenze?
Probabilmente si, se i riscontri si fanno però solo con i parametri ordinari e di base.
Potevamo però rifiutare una “Ferrari”, soltanto per il timore di non avere le capacità di poterla mantenere?

Altre città, non dimentichiamolo mai, hanno provato a sfilarci il progetto, ma sono rimaste a mani vuote.
Ricordiamolo sempre: il risultato della lungimiranza di Spoleto (e sono passati più di vent’anni), sarà una necessità irrinviabile per altre città in un prossimo futuro.
Certo che adesso, se non si agisce per far diventare questa opera una stimolante opportunità, la stessa, ben presto, si trasformerà in una spesa insopportabile ed ingiustificabile per una realtà come la nostra.
Quali possibili conseguenze?
Ridimensionamento funzionale o, nel peggiore dei casi, chiusura periodica, parziale o totale.
Ciò che oggi appare una spesa, dovrà diventare invece un sano investimento!
Dovrà essere caratterizzante, proprio per la sua specificità ed esclusività, non solo per Spoleto, ma per l’intera Regione, che dovrà continuare ad investire sul suo mantenimento.

Dovrà essere attrattiva, affinchè diventi veicolo trainante, sia turistico, che economico.
Dovrà essere uno dei leitmotive della Spoleto del domani, che non sarà solo la città del Festival dei Due Mondi, dello Sperimentale, di Don Matteo, e così via, ma anche di una mobilità, unica nel suo genere, che serve, abbraccia e penetra il centro storico nella sua globalità, concretizzando la finalità del progetto stesso, ovvero: Spoleto, città senza auto.
Ogni altro compromesso, ne affievolirà la valenza.
Logicamente con le dovute differenzazioni, sia d’immagine, che di sostanza, e senza penalizzare chi vive od opera nel centro storico.
Anche perché, si voglia o no, il centro storico della parte alta della città (perché non dimentichiamo che anche i borghi a ridosso di piazza Garibaldi sono centro storico) potrà rivivere solo e soltanto se ritorneranno ad abitarci le famiglie.
Ogni intervento diverso è, a mio avviso, pagliativo e non risolutivo.
Solo così facendo le strutture della mobilità alternativa, diventeranno una risorsa per la città, evitando che sia la città a prosciugare le sue risorse per la mobilità alternativa.
Dovrà servire certo ai turisti ma, soprattutto, dovrà servire agli spoletini, per avere una giustificazione ed una logica di ammortamento.
Questo comporterà però un nostro necessario cambio di abitudini per ciò che concerne gli spostamenti all’interno della cinta urbana.
Come si dovrà tener conto che, proprio per il nuovo sistema di sosta e trasporto, una parte commerciale della città potrebbe essere parzialmente emarginata e quindi penalizzata, a partire da piazza Garibaldi fino, a salire, a Piazza Pianciani.
Basterebbe stimolare l’utilizzo delle scale mobili per la salita, e consigliare ai fruitori, in forma palese ed adeguata, il loro ritorno a piedi, in discesa, lungo le vie anzidette, attivando così una sorta di opportuna sinergia e distribuzione dei possibili benefici.

Sta alla fantasia ed alla capacità dei nostri Amministratori individuare ora il come concretizzare tutto ciò.
Potranno farlo però solo e soltanto se nell’adozione di iniziative a sostegno, verranno coinvolte tutte le espressioni sociali ed economiche sane del territorio, attraverso una indispensabile condivisione e comunione di intenti.

C’è stata unità nella realizzazione dell’opera: non potrà e non dovrà esserci divisione per il suo utilizzo.
Non dovrà essere quindi un problema il poter ragionare e lavorare su ipotesi di sostegno.
Peggio, a mio modesto avviso, sarebbe stato non avere nulla su cui poter ragionare.”

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