Cultura, ecco un commento sulla sonora trombata di Perugia-Assisi 2019
Navigando qua e la sul web mi è capitato di leggere questo commento di Antonio Brizioli sul Corriere dell’Umbria che mi ha colpito. Uno dei motivi che ha attratto la mia curiosità è l’accostamento delle criticità evidenziate dal giornalista molto simili a quelle riscontrabili nella nostra città. Noi siamo quelli che abbiamo in casa un sito patrimonio dell’Umanità, ma non ce siamo ancora accorti.
Abbiamo aspettato una settimana per sentirle tutte: “Ha vinto Matera perché lì ncè manco la ferrovia”, “C’han solo i sassi”, “C’è qualcosa sotto perché nnè possibile” e così via fino al più radicale, ma anche più vicino al vero, “Bella ‘nculata!”.
Il concorso di Capitale Europea della Cultura non premia la città più bella, ma quella con un progetto di sviluppo più credibile ed interessante. Ed è proprio da ricercarsi nella scollatura tra partecipazione ad un bando e indifferenza verso il contesto cui si riferiva, il motivo del fallimento della nostra candidatura.
Venerdì 10 ottobre, ore 20.30, Piazza IV Novembre. Aperitivo al negozio di un amico, aperto come qualche altro per onorare l’ultimo sopralluogo dei commissari europei. Mi affaccio sulla piazza con un po’ di bianco e il rimasuglio di un sandwich tonno e carciofini quando arriva il pulmino della giuria, che scarica i passeggeri davanti alla Fontana. Una banda musicale si fa incontro ai nuovi venuti suonando “Finché la barca va”, intramontabile successo di Orietta Berti. La stessa banda segue la giuria in una vasca istituzionale per Corso Vannucci, addobbato con un filmato d’arte contemporanea proiettato su Palazzo dei Priori, che viene spento non appena i commissari se ne vanno, senza essere riproposto nei giorni successivi. Se per la qualità del video ciò è senz’altro un bene, per la concezione che c’è dietro si tratta di un gesto inquietante: l’arte è per i commissari, non per i cittadini. Nel pieno di questo show, un signore ci passa davanti correndo a tutta, prima di desistere e chiedere se fosse passato qualcuno di sospetto. L’avevamo visto un corridore poco credibile, ma non immaginavamo scappasse con l’I-phone rubato in pieno centro. Un furto come tanti, che nel caso specifico ha saputo tracciare ben evidenti i due piani della vicenda Perugia 2019: la realtà a pochi passi e la finzione qualche metro dietro.
Venerdì 17 ottobre, ore 17. Diretta streaming del verdetto. Il discorso del presidente di giuria è lapidario, fa riferimento ad un unico criterio seguito nella scelta: la PARTECIPAZIONE. Mentre articola questa parola, l’intera città di Matera è in piazza ad attendere il responso davanti a un maxi-schermo; la sera stessa è programmata una grande festa cittadina, il “Comunque Vada Party”. A Matera hanno basato la candidatura sulla possibilità di perdere, avviando un percorso in grado di proseguire anche in caso di sconfitta.
Evidentemente, attivare la città contava più che leccare il pelo alla giuria. Franceschini annuncia Matera capitale e in piazza scoppia una festa da vittoria dei mondiali. Nello stesso momento i fautori della nostra candidatura stanno con le dita incrociate in qualche salottino, mentre in piazza (la nostra) si trovano in ordine sparso: un animatore sui trampoli, uno stand che copre la Fontana pubblicizzando l’Expo 2015 e le note di “Gelato al cioccolato” di Pupo, che gli organizzatori di Euro Chocolate interpretano in senso più letterale rispetto a quello di Cristiano Malgioglio, che la scrisse di ritorno dalla Tunisia.
Non c’era niente sotto il vestito di Perugia 2019, come nel famoso thriller di Carlo Vanzina. Con la differenza che la nostra non era una conturbante modella, bensì un attaccapanni vestito di striscioni, simbolini e hashtag, per mascherare l’assenza di lineamenti, cuore e cervello. Nella conferenza funebre del giorno dopo qualcuno ci ha provato con la retorica del percorso che continua, del seme che germoglierà, ma non sembravano crederci neppure loro. In compenso neanche un accenno di autocritica, uno spunto di riflessione, tutto perfetto: Matera ha vinto per motivi oscuri. Vorrei partecipare anch’io ad un concorso che garantisca meriti enormi in caso di successo e consenta la pacifica sottomissione a un destino ineluttabile in caso di sconfitta. I più offensivi si sono addirittura spinti a parlare di una sorta di atto di beneficenza verso Matera, che sarebbe molto più in difficoltà di noi. Ma è ora di togliersi questo ingiustificato snobismo: Perugia non gode di un primato culturale neppure a livello umbro, figuriamoci a livello nazionale o internazionale. Se a Matera sono in difficoltà, noi siamo in piena emergenza!
antonio.brizioli@libero.it