Il voto di domenica 25 maggio, europee e amministrative, non ha riservato se non poche sorprese. Il PD ha vinto come era evidente, 4 o 5 punti oltre l’ipotizzabile ma nulla di più di questo. Il rassemblement multicolore dei 5 stelle ha preso il 20 % dei voti, meno dello scorso anno, per perderli poi in proporzioni che vanno da un minimo della metà , fino al 90 %, nei vari comuni alle amministrative ( un elemento di analisi questo interessante e da valutare attentamente). I Forzisti poi confermano di essere sulla via del tramonto come il loro leader. La sinistra riformista, e governativa ogni volta che può (cioè ogni volta che gli altri non dicono no), prende batoste alle amministrative e si salva alle europee solo grazie al valore aggiunto di uomini che hanno parlato negli anni con i fatti come Gino Strada, che gli hanno gettato una scialuppa.
A Spoleto il risultato sostanzialmente è quello che noi avevamo indicato, solo con Brunini ci siamo sbagliati, avendo previsto un risultato migliore.
Siamo stati indovini, no per niente. Noi sapevamo perché abbiamo letto con serietà la realtà: A dirla con Pasolini “Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero.(P.P.Pasolini)”.
Ai 5 stelle all’incontro da loro richiestoci avevamo detto che avrebbero preso tre consiglieri,( uno di troppo alla luce del risultato, ma più o meno in linea con i consensi prevedibili). La considerazione è perfino ovvia, se i Grillini che amano rappresentarsi come il veicolo della “rabbia” popolare contro il sistema, c’è da dire che di questa “rabbia” hanno raccolto ben poco, il 20/25 a livello nazionale, mentre il grosso della protesta si è espresso con l’astensione di massa, il vero vincitore delle elezioni, col 42 % dei votanti. Se pure si volesse sostenere che l’unica vera protesta è quella che si esprime nelle urne ( concetto assai discutibile, la politica si fa prima di tutto nelle piazze, nei quartieri e sui posti di lavoro) ci sarebbe da dire assai. La domanda vera sarebbe, se la rabbia popolare vera è quella di chi vota cinque stelle, perché poi gran parte del loro elettorato alle amministrative torna ai partiti clientelari ? La realtà è che il voto ai 5 stelle è nella maggior parte dei casi un voto d’opinione, di chi da un lato si affida alle urla di Grillo per vedere rappresentato il proprio mal di pancia e da l’altro continua ad assicurare il proprio presente (posto di lavoro, possibilità di costruire sul proprio pezzetto di terra, la strada asfaltata fino sotto casa ecc…) alla macchina di potere che controlla il proprio territorio.
Ci vuole ben altra coscienza, ben altra cultura politica, ben altro spirito di sacrificio, ben altro coraggio, per rovesciare il sistema.
Renzi ha vinto, alla grande, come solo i democristiani sanno vincere, comprandosi letteralmente il voto degli italiani. La differenza con i suoi omologhi degli ultimi anni è che i soldi li ha fatti vedere nelle busta paga (quelli che toglie ovviamente non si vedono, bisogna fare dei conti un po’ complicati per avvertirne il peso). Non so se che leggerà queste riflessioni si è mai trovato a vedere un pensionato o un lavoratore che fatica a far campare la propria famiglia aprire la busta paga e invece di trovarvi i soliti 860 euro ne trova 940. Gli si aprono gli occhi, letteralmente.
Non accetto perciò i tanti commenti emotivi di disprezzo verso chi ha votato Renzi per gli 80 euro, come se fossero tutti dei Giuda. Giudizi sprezzanti che vengono da tutte le parti e che hanno in comune il fatto che arrivano quasi sempre da persone che hanno il culo coperto e possono tranquillamente fare a meno degli ottanta euro. Voglio dire che piuttosto che sputare veleno contro chi non arriva a fine mese e si fa fregare dalla carità democristiana, rifletta sulla propria inadeguatezza come classe politica, sindacale, di opposizione, “rivoluzionaria”, moralista o idealista che sia.
Non sono il nulla o gli urli dell’opposizione verbale che danno il necessario per la spesa dei poveri, ci vuole un progetto politico, l’ organizzazione di classe e l’ azione diretta per costruire attraverso il conflitto sociale la difesa delle condizioni materiali del proletariato, se no passa Renzi.
Per tornare a Spoleto c’è da dire come c’era da aspettarselo che il risultato non premia granché il PD, azzoppato da Brunini e non è bastata la trasfusione di Grifoni a compensare le perdite, comunque contenute. In ogni caso le cordate che sono passate al secondo turno sono quelle che avevano relazioni più solide con i poteri che contano in città, dalle banche alle aziende pubbliche, dalle aziende private alle cooperative.
In questo quadro due parole a margine spettano alle formazioni della sinistra, così come si sono definite nei simboli. SEL non esiste, lo si sapeva, un gruppo che non fa politica ma vive come terminale di qualcosa che esiste a livello nazionale e che è comunque in caduta libera non ha consistenza. Ma chi li ha visti mai davanti a una fabbrica, oppure nelle lotte per l’ambiente, qualche sfilata forse, per far vedere che c’erano.
Sinistra per Spoleto poi ha ottenuto il risultato che era già scritto. La scelta autoreferenziale (di un gruppo di amici più che di un partito) aggravata dalla rinuncia alla propria identità, era di fatto una scelta autolesionista. Pensare di allargare i consensi cancellando la parola comunista, sostituendola con la parola sinistra, piuttosto che porsi al servizio di una proposta politica a sostegno delle situazioni di lotta operaia più significative del territorio, è stato come scegliere il proprio funerale al posto del matrimonio dei propri figli.
Aurelio Fabiani
Associazione Culturale CASA ROSSAative, non ha riservato se non poche sorprese. Il PD ha vinto come era evidente, 4 o 5 punti oltre l’ipotizzabile ma nulla di più di questo. Il rassemblement multicolore dei 5 stelle ha preso il 20 % dei voti, meno dello scorso anno, per perderli poi in proporzioni che vanno da un minimo della metà , fino al 90 %, nei vari comuni alle amministrative ( un elemento di analisi questo interessante e da valutare attentamente). I Forzisti poi confermano di essere sulla via del tramonto come il loro leader. La sinistra riformista, e governativa ogni volta che può (cioè ogni volta che gli altri non dicono no), prende batoste alle amministrative e si salva alle europee solo grazie al valore aggiunto di uomini che hanno parlato negli anni con i fatti come Gino Strada, che gli hanno gettato una scialuppa.
A Spoleto il risultato sostanzialmente è quello che noi avevamo indicato, solo con Brunini ci siamo sbagliati, avendo previsto un risultato migliore.
Siamo stati indovini, no per niente. Noi sapevamo perché abbiamo letto con serietà la realtà: A dirla con Pasolini “Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero.(P.P.Pasolini)”.
Ai 5 stelle all’incontro da loro richiestoci avevamo detto che avrebbero preso tre consiglieri,( uno di troppo alla luce del risultato, ma più o
meno in linea con i consensi prevedibili). La considerazione è perfino ovvia, se i Grillini che amano rappresentarsi come il veicolo della “rabbia” popolare contro il sistema, c’è da dire che di questa “rabbia” hanno raccolto ben poco, il 20/25 a livello nazionale, mentre il grosso della protesta si è espresso con l’astensione di massa, il vero vincitore delle elezioni, col 42 % dei votanti. Se pure si volesse sostenere che l’unica vera protesta è quella che si esprime nelle urne ( concetto assai discutibile, la politica si fa prima di tutto nelle piazze, nei quartieri e sui posti di lavoro) ci sarebbe da dire assai. La domanda vera sarebbe, se la rabbia popolare vera è quella di chi vota cinque stelle, perché poi gran parte del loro elettorato alle amministrative torna ai partiti clientelari ? La realtà è che il voto ai 5 stelle è nella maggior parte dei casi un voto d’opinione, di chi da un lato si affida alle urla di Grillo per vedere rappresentato il proprio mal di pancia e da l’altro continua ad assicurare il proprio presente (posto di lavoro, possibilità di costruire sul proprio pezzetto di terra, la strada asfaltata fino sotto casa ecc…) alla macchina di potere che controlla il proprio territorio.
Ci vuole ben altra coscienza, ben altra cultura politica, ben altro spirito di sacrificio, ben altro coraggio, per rovesciare il sistema.
Renzi ha vinto, alla grande, come solo i democristiani sanno vincere, comprandosi letteralmente il voto degli italiani. La differenza con i suoi omologhi degli ultimi anni è che i soldi li ha fatti vedere nelle busta paga (quelli che toglie ovviamente non si vedono, bisogna fare dei conti un po’ complicati per avvertirne il peso). Non so se che leggerà queste riflessioni si è mai trovato a vedere un pensionato o un lavoratore che fatica a far campare la propria famiglia aprire la busta paga e invece di trovarvi i soliti 860 euro ne trova 940. Gli si aprono gli occhi, letteralmente.
Non accetto perciò i tanti commenti emotivi di disprezzo verso chi ha votato Renzi per gli 80 euro, come se fossero tutti dei Giuda. Giudizi sprezzanti che vengono da tutte le parti e che hanno in comune il fatto che arrivano quasi sempre da persone che hanno il culo coperto e possono tranquillamente fare a meno degli ottanta euro. Voglio dire che piuttosto che sputare veleno contro chi non arriva a fine mese e si fa fregare dalla carità democristiana, rifletta sulla propria inadeguatezza come classe politica, sindacale, di opposizione, “rivoluzionaria”, moralista o idealista che sia.
Non sono il nulla o gli urli dell’opposizione verbale che danno il necessario per la spesa dei poveri, ci vuole un progetto politico, l’ organizzazione di classe e l’ azione diretta per costruire attraverso il conflitto sociale la difesa delle condizioni materiali del proletariato, se no passa Renzi.
Per tornare a Spoleto c’è da dire come c’era da aspettarselo che il risultato non premia granché il PD, azzoppato da Brunini e non è bastata la trasfusione di Grifoni a compensare le perdite, comunque contenute. In ogni caso le cordate che sono passate al secondo turno sono quelle che avevano relazioni più solide con i poteri che contano in città, dalle banche alle aziende pubbliche, dalle aziende private alle cooperative.
In questo quadro due parole a margine spettano alle formazioni della sinistra, così come si sono definite nei simboli. SEL non esiste, lo si sapeva, un gruppo che non fa politica ma vive come terminale di qualcosa che esiste a livello nazionale e che è comunque in caduta libera non ha consistenza. Ma chi li ha visti mai davanti a una fabbrica, oppure nelle lotte per l’ambiente, qualche sfilata forse, per far vedere che c’erano.
Sinistra per Spoleto poi ha ottenuto il risultato che era già scritto. La scelta autoreferenziale (di un gruppo di amici più che di un partito) aggravata dalla rinuncia alla propria identità, era di fatto una scelta autolesionista. Pensare di allargare i consensi cancellando la parola comunista, sostituendola con la parola sinistra, piuttosto che porsi al servizio di una proposta politica a sostegno delle situazioni di lotta operaia più significative del territorio, è stato come scegliere il proprio funerale al posto del matrimonio dei propri figli.
Aurelio Fabiani
Associazione Culturale CASA ROSSA