DiscOne ha selezionato per voi… «Pearl» di Janis Joplin

Pearl di Janis Joplin
Pearl di Janis Joplin

All Music: «La potenza dell’album lascia l’ascoltatore a chiedersi cos’altro la Joplin avrebbe potuto realizzare, ma pochi artisti potrebbero chiedere di meglio come “ultima dichiarazione”.»

 Prendi una ragazza cresciuta nel Texas che ascolta Blues, mettici passione, sofferenza, disperazione, tante sigarette, litri di Southern Comfort (liquore molto popolare nel sud degli Stati Uniti). Aggiungici un tocco di beat generation made in San Francisco. Ecco che si ottiene una delle voci più riconoscibili ed assolutamente impossibili da imitare di sempre. Tutto questo non è altro che la cantante che ha segnato una svolta importante nella scena rock prevalentemente maschile di fine anni ’60: Janis Joplin.

Purtroppo, o forse inevitabilmente, dipende dai punti di vista, un’overdose di eroina spezzò la sua vita e la portò a far parte, suo malgrado, del club of 27, gruppo altrettanto famoso ma non per meriti artistici, in cui già comparivano o si sarebbero aggiunti poi, tra gli altri, i nomi di Brian Jones, Jimi Hendrix, Jim Morrison e Kurt Cobain. Tutti scomparsi a 27 anni.

Pearl, quarto e ultimo album della cantante texana, uscì postumo, tre mesi dopo la sua morte. Ed è un peccato perchè era il lavoro che avrebbe dovuto segnare la maturità della cantante, il disco che sognava da tutta una vita, ma alcune tracce non poterono essere perfezionate o completate come voluto. Ad esempio Buried Alive in the Blues venne inserita nel disco come canzone strumentale, perché era programmato che la Joplin registrasse la parte cantata il giorno dopo che è stata trovata morta. Pezzi però come Me and Bobby McGee e Cry Baby, furono e sono ancora brani di enorme successo. Mercedes Benz (cantato a cappella) fu l’ultimo pezzo registrato in studio, poche ore prima del ritrovamento del corpo senza vita della cantante.

L’unico posto in cui la Joplin si sentiva a suo agio era il palco, e se anche per una sera non percepiva l’amore del pubblico (cosa che per lei accadde nel famoso concerto di Woodstock del 1969), lo considerava un fallimento. Una volta scesa dal palco, l’unico modo per riempire quel vuoto interiore era bere alcol e usare droga.

Dolorosa ma profondamente significativa una sua affermazione: “Sul palco faccio l’amore con 25mila persone, alla fine però torno a casa sola.”

http://www.youtube.com/watch?v=5FMhnl0__Vo