Dopo la difesa del Comune, Bernandino Ragni torna sull’abbattimento dei lecci di viale Matteotti.
Di seguito il comunicato:
“È passato qualche giorno dalla replica del Comune alla notizia dell’esposto presentato alla Procura da Italia Nostra, relativo all’abbattimento di alberi secolari nella Città di Spoleto. Riteniamo che l’argomento sia di primaria importanza per l’ambiente ed il paesaggio cittadini, tanto da non “scadere” in una settimana.
Il comunicato municipale, che poteva anche essere diramato “a priori” quale informativa per i cittadini, che cosa ci dice al di là di termini inglesi, citazioni di luminari e università tedesche, elenchi numerici e definizioni in burocratese? Ci dice che i patriarchi vegetali sono stati sottoposti a “valutazione a vista”, che l’unico parametro preso in considerazione per l’intervento è la “propensione al cedimento”, che gli alberi da abbattere subito sono solamente l’8% di quelli censiti. Approccio empirico-ragionieristico che, in tutta evidenza, non tiene minimamente conto del valore paesaggistico, culturale e identitario dei singoli alberi, considerati meri numeretti, peraltro stampigliati su targhette metalliche avvitate sul corpo vivo, e magari già sofferente, di ciascuna pianta.
Ineffabile, infine, la conclusione del comunicato municipale laddove ci ricorda che la “normativa” non prevede alcun obbligo di sostituzione degli alberi tagliati. È qui il problema: alberi visti solamente come fonte di rischi, e soprattutto di grane per i burocrati municipali, ed oggetti da catalogare e gestire come inanimati pezzi di arredo urbano da accorciare, pulire, smontare e, non appena ritenuto necessario, rimuovere.
Eppoi, che succede quando la burocrazia municipale ci concede, generosamente e graziosamente, il non obbligatorio re-impianto di nuovi alberi al posto dei secolari patriarchi?
Vediamo qualche esempio: dei giovani lecci re-immessi al viale dei Cappuccini qualche anno fa la maggior parte è rapidamente invecchiata e giace in precario stato vegetativo per la totale mancanza di cure colturali e inadeguatezza del sito di impianto; la grande sofora di piazza Campello, rimossa da oltre un anno per inesistente pericolo di crollo, è sostituita da autovetture in parcheggio selvaggio, la stessa sorte è toccata ai grandi tigli della Portella (Giro della Rocca), mentre i lecci ed i tigli superstiti soffrono di continue lesioni, maltrattamenti, avvelenamento da carburanti, procurati dalla estrema concentrazione di autoveicoli, in sosta e in movimento, conseguita alla presunta “liberazione” di piazza Campello.
E via così in tutta la città, antica e recente. Soluzioni tecniche e ragionevoli, alternative ai tagli e agli abbattimenti esistono, vanno trovate e vanno adottate, altrimenti la Città della Cultura rimane solo uno slogan vacuo e pretenzioso”.
SE DOVESSIMO ABBATTERE LE PIANTE CHE PRESENTANO UN MINIMO DI QUELLO CHE DICONO STI LUMINARI ESPERTI ………. BHE’ NE ABBATTEREMMO TANTISSIME………
STA STORIA MI PUZZA…………..
O NO???….
SE DOVESSIMO ABBATTERE LE PIANTE CHE PRESENTANO UN MINIMO DI QUELLO CHE DICONO STI LUMINARI ESPERTI ………. BHE’ NE ABBATTEREMMO TANTISSIME………
STA STORIA MI PUZZA…………..
O NO???….