“Acabar” in spagnolo significa finire. E in sardo “accabadora” è colei che finisce. Agli occhi della comunità il suo non è il gesto di un’assassina, ma quello amorevole e pietoso di chi aiuta il destino a compiersi. È lei l’ultima madre.
Scritto nel 2009 da Michela Murgia, apprezzata autrice sarda classe 1972, il romanzo racconta la storia di Maria e Tzia Bonaria che vivono come madre e figlia. Ma la loro intesa ha il valore speciale delle cose che si sono scelte. La vecchia sarta ha visto Maria rubacchiare in un negozio, e siccome nessuno la guardava ha pensato di prenderla con sé, perché “le colpe, come le persone, iniziano a esistere se qualcuno se ne accorge”.
E ora avrà molto da insegnare a quella bambina sola e cocciuta: come cucire le asole, come armarsi per le guerre che l’aspettano, come imparare l’umiltà di accogliere sia la vita che la morte.
D’altra parte, “non c’è nessuno vivo che arrivi al suo giorno senza aver avuto padri e madri a ogni angolo di strada”.