Dopo la recente dipartita della giovane donna spoletina, che circa due settimane fa ha deciso di farla finita gettandosi dal Ponte delle Torri, e le successive polemiche divampate sulla stampa, vogliamo mettere un punto fermo sulle innumerevoli controversie al riguardo.
I suicidi, che da sempre si sono succeduti nel corso della storia della città di Spoleto, trovano un luogo naturale di sviluppo e di attuazione sul famoso Ponte delle Torri o, più semplicemente denominato, Ponte della Morte.
Negli ultimi due anni ben 9 persone hanno deciso di terminare la loro esistenza dalla finestra del Ponte, che solitamente è la meta di tutti quei turisti che vogliono scorgere il bellissimo panorama della valle spoletina.
Noi crediamo che non esistano soluzioni definitive per risolvere questo problema: si va dall’ipotesi di installare protezioni in plexiglas a quella di impiantare reti di protezione in entrambi i lati del ponte. Inoltre, qualcuno ipotizza addirittura la chiusura definitiva del Ponte, impedendo quindi l’accesso ai pedoni.
Crediamo che tutte queste soluzioni possano attenuare il problema, ma non eliminarlo.
Infatti, bisognerebbe capire i problemi sociali e psico-esistenziali di coloro i quali scelgono questo estremo gesto come apparente risoluzioni finale ad ogni problema che la vita ci pone davanti.
Le istituzioni, pertanto, dovrebbero in primis cercare di risolvere le problematiche sociali e psicologiche sottese ad un possibile suicidio e solo dopo attuare soluzioni di tipo tecnico, e cioè quelle di installare protezioni di ferro o di plexiglas.
Altrimenti, il problema sarebbe solo spostato, trasferito da un posto all’altro, da un ponte di una città a quello di un’altra o da un ponte ad un binario di una stazione.
Simone Fagioli