La vicenda della carne di cavallo inserita nei ripieni di paste fresche continua a far restare perplessi i consumatori.
Se ne sta parlando tanto in questi giorni. E’ il caso del momento, quello della carne di cavallo spacciata per altri tipi di carne.
I casi riscontrati in Italia cominciano ad essere numerosi e coinvolta è ora anche una ditta di Spello.
Le analisi sui campioni trovati in tutta Italia (e non) devono stabilire se nella carne ci sono tracce di fenilbutazone.
Il fenilbutazione è un antinfiammatorio un tempo ammesso per l’uso sull’uomo ma è attualmente vietato. I medicinali veterinari contenenti questo principio attivo possono essere somministrati unicamente agli equini non destinati alla produzione di alimenti, quindi principalmente cavalli da corsa. L’eventuale riscontro di residui di fenilbutazone nelle carni destinate al consumo umano è dovuto o a un uso illecito del medicinale (poichè‚ non è stato rispettato il divieto), oppure perchè‚ il cavallo, trattato con il medicinale in questione, era stato inizialmente dichiarato non destinato alla produzione di alimenti, ed è stato invece illecitamente utilizzato per produrli.