Continuano a delinearsi i contorni della tragedia accaduta l’altra sera a Giano dell’Umbria che è costata la vita al piccolo Andrea, un bambino di soli tre anni che, mentre stava maneggiando la pistola del padre, una guardia giurata, si è accidentalmente sparato, perdendo la vita praticamente sul colpo.
Di sicuro c’è che il bambino aveva un grande passione per le armi e che nonostante i suoi tre anni d’età sapeva caricare una pistola giocattolo.
La dinamica della tragedia, invece, si sta delineando con certezza a poco a poco e, secondo quanto ricostruito fino ad ora, sarebbe questa: sabato sera, mentre il resto dela famiglia aveva appena terminato di cenare al piano di sotto, Andrea sale a quello sopra per andare in bagno. Poi, curiosa nella stanza del padre e, nel cassetto del comodino, prende la calibro 9 semiautomatica (che è stata poi trovata carica di munizioni): si sente uno sparo, pochi secondi e il dramma è già consumato. A nulla sono serviti gli aiuti del 118, chiamati tempestivamente dalla famiglia. Il papà, a seguito della tragedia, accusa un malore e viene ricoverato all’ospedale. Lui, la guardia giurata che ha in casa regolarmente diverse armi e che ha detto di non aver lasciato alcun colpo in canna nella pistola, è stato ora denunciato per omessa custodia dell’arma (sebbene non siano ancora state escluse altre responsabilità).
Benché tutte le testimonianze convergano sullo stesso racconto riguardo a ciò che è accaduto quella sera, sarà la prova dello stub a chiarire le cose scientificamente e definitivamente, prova che è stata fatta a tutti i familiari e che serve ad individuare eventuali residui di polvere da sparo addosso alle persone.
Ora, si aspetta si aspetta l’autopsia del piccolo Andrea affinché il quadro si faccia sempre più completo, anche dal momento che il medico ha evidenziato un solo foro, quello d’uscita del proiettile e ciò starebbe a significare che Andrea avrebbe messo la pistola in bocca, quando è partito il colpo che gli ha tolto la vita.