Che differenza c’è tra pericolosità e rischio sismico? Nell’immaginario collettivo i due termini sono sinonimi, ma si tratta invece di due concetti molto diversi. Il primo è legato alla capacità del nostro pianeta di generare terremoti più o meno grandi e più o meno frequenti nelle diverse porzioni del territorio; la pericolosità sismica è quindi una caratteristica intrinseca di ogni area del pianeta e non può essere mitigata. Il secondo, il rischio, rappresenta il prodotto della pericolosità e di parametri che dipendono da quanto e come è stato costruito nel tempo, dalla densità di popolazione, dalla preparazione delle istituzioni preposte ad affrontare il problema, e persino dall’idea che ogni società ha del proprio futuro. Si può quindi avere una pericolosità alta e un rischio nullo – ad esempio in mezzo a un deserto – o, al contrario, una pericolosità moderata ma un rischio elevato – come avviene ad esempio in molte zone della Pianura Padana.
Di questi non facili concetti ed elaborati, spesso fraintesi anche nei mass-media, parlerà, in uno degli appuntamenti periodici organizzati dal Centro Euromediterraneo di Documentazione Eventi Estremi e Disastri di Spoleto, Gianluca Valensise, geologo, sismologo e dirigente di ricerca dell’INGV, noto a livello internazionale e una delle eccellenze italiane in questo campo. Ci illustrerà quali siano oggi gli ingredienti di un modello di pericolosità sismica e quale sia stata l’evoluzione di tali modelli in Italia durante gli ultimi 100 anni. L’equilibrio tra pericolosità e rischio va studiato attentamente zona per zona, condizione irrinunciabile per poter avviare e mantenere efficaci politiche di mitigazione dei danni prodotti dagli inevitabili terremoti del futuro. Nel corso dell’incontro si discuterà di pericolosità e di rischio, con riferimento non solo ai terremoti, ma anche ad altri fenomeni naturali, quali i maremoti e le alluvioni.