Marco Alemanno, attore di 32 anni, ha letto al funerale di Lucio Dalla il testo di ‘Le rondini’, la sua canzone preferita. Poi, con un fuori programma che ha spiazzato un po’ tutti, ha spiegato perché ha letto il testo di quella bellissima lirica: quando era bambino ascoltava quasi ossessivamente quella canzone che lo commuoveva e lo faceva volare con la fantasia. Poi ha lasciato l’altare, sopraffatto dalle lacrime. Un intervento che ha commosso tutti e che ha acceso la discussione. Era stata Lucia Annunziata ad esplicitare le polemiche, nella sua trasmissione ‘In 1/2 h’ su Rai3: “I funerali di Lucio Dalla sono uno degli esempi più forti di quello che significa essere gay in Italia: vai in chiesa, ti concedono i funerali e ti seppelliscono con il rito cattolico, basta che non dici di essere gay. E’ il simbolo di quello che siamo, c’è il permissivismo purché ci si volti dall’altra parte”. E il dibattito è scoppiato su Twitter: “Ho pianto con Marco Alemanno… che splendida dichiarazione d’amore”, “sentite condoglianze a Marco Alemanno per la morte del suo compagno Lucio Dalla”, “anche io sono indignato se sento parlare di Marco Alemanno come un amico e un collaboratore di Lucio Dalla. E’ amore, bigotti”, si legge sul social network. Moltissimi sono i commenti di questo tenore, che sottolineano anche il fatto che questo discorso sia avvenuto in una Chiesa. Marco Alemanno da qualche anno faceva parte della vita di Lucio Dalla, era il suo compagno. Non era un mistero: era con lui quando si è sentito male in Svizzera e padre Boschi, il confessore di Dalla, gli ha rivolto un pensiero affettuoso, chiamandolo per nome, durante l’omelia. Marco ha parlato d’amore e su questo non c’è dubbio. Un amore, però, che sta stretto nelle etichette: Lucio Dalla non ne ha mai usate, pubblicamente, per definire il suo rapporto con Marco. Etichette che hanno suscitato le polemiche di chi su Twitter si indigna perché i media italiani sono timidi a definirlo ‘il suo compagno’ o storce la bocca perché in una Chiesa, in un funerale organizzato da una Curia come quella di Bologna, si è dato spazio alla pubblica manifestazione di un rapporto di questo tipo. Marco ha voluto dire grazie ad un uomo che lo ha fatto emozionare e gli ha regalato parte di sé, rifiutando di essere, di volta il volta, ‘l’amico’, ‘il collaboratore’, ‘il corista’, ‘il compagno’. Ma essendo, semplicemente, Marco. (unionesarda.it)
Ma oggi Marco, come dice il Corriere del Mezzogiorno, è anche l’involontario centro di una morbosa curiosità che non riguarda la sua vita privata, ma il patrimonio del suo compagno: che fine faranno, o meglio in che mani finiranno, gli immensi tesori di cui si favoleggia….”.