Svelata la 68° edizione del Festival di Spoleto. Si comincia il 27 giugno

Il sessantottesimo Festival dei Due Mondi di Spoleto s’inaugura venerdì 27 giugno al Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti con l’opera Hadrian del compositore newyorkese Rufus Wainwright, presentata in prima italiana. Dopo aver riletto il bestseller Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar, Wainwright – che nella sua lunga carriera ha collaborato con artisti quali Elton John, Burt Bacharach, Robbie Williams e Billy Joel – ha deciso di dedicare la sua seconda opera all’imperatore romano passato alla storia, oltre che per il muro che porta il suo nome, per aver amato apertamente un altro uomo, Antinoo. I cantanti e il coro si muovono all’interno di un mondo scenico essenziale, specchio delle tensioni interiori dei personaggi, dominato dalle potenti immagini del fotografo Robert MapplethorpeJohannes Debus dirige la Malta Philharmonic Orchestra e il Coro del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto. Il cast di voci è di livello internazionale, con Germán Enrique Alcántara nei panni di Adriano, Santiago Ballerini in quelli di Antinoo, Sonia Ganassi (Plotina), Christian Federici (Turbo) e Ambur Braid (Sabina).

La proposta di Teatro Musicale è particolarmente ricca. Si comincia con il lavoro ideato dalla violoncellista Sonia Wieder-Atherton insieme all’artista visivo e regista d’opera Clément CogitoreCarnets de là-bas (Auditorium della Stella, 28 e 29 giugno) è un viaggio iniziatico a ritroso nella memoria di Wieder-Atherton quando, diciannovenne, entrò al Conservatorio di Mosca. Cogitore ha esposto le sue opere di video-arte in tutto il mondo, dal Palais de Tokyo al Pompidou di Parigi e al MoMA di New York, e i suoi lavori sono selezionati e premiati nei maggiori festival di cinema (Cannes, Locarno, Los Angeles).

Piazza Duomo ospita una nuova produzione dello spettacolo Novecento (6 luglio): il famosissimo testo di Alessandro Baricco, nato come libro e poi diventato film, è raccontato dal suo autore e interpretato dal pianista Stefano Bollani insieme al trombettista Enrico Rava. Baricco torna ancora una volta a Spoleto dopo il successo delle sue lezioni di musica nel 2024 e dello spettacolo Atene contro Melo nel 2023.

Con il suo Woyzeck (Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti, 5–6 luglio), sbarca a Spoleto Ersan Mondtag, geniale artista berlinese conosciuto per il suo approccio multidisciplinare e le sue regie distopiche. Nella produzione realizzata insieme al Berliner Ensemble, con l’accompagnamento musicale dal vivo di sei musicisti, Mondtag ambienta il testo di Georg Büchner nella foresta, tra i membri di una piccola comunità isolata e imprigionata in una mascolinità tossica.

Creatore di uno stile unico che combina disegno, animazione, cinema e produzioni teatrali, l’artista sudafricano William Kentridge, autore del manifesto di Spoleto 68, presenta un’opera dalle molte dimensioni: The Great Yes, The Great No (Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti, 12–13 luglio) è un’allegoria dell’esilio che unisce teatro, oratorio e opera da camera. Tra surrealismo e irrazionalità, il viaggio di un transatlantico da Marsiglia alla Martinica diventa simbolo delle migrazioni forzate del passato e del presente.

MUSICA

C’è ancora più musica al Festival dei Due Mondi. Dal 28 giugno al 12 luglio i Concerti di Mezzogiorno ritrovano la storica sede del Teatro Caio Melisso Spazio Carla Fendi e la proposta musicale raddoppia con una seconda fascia oraria nel pomeriggio. Un ciclo dedicato al repertorio liederistico ospita una collezione di voci di livello internazionale: il soprano francese Sandrine Piau (28 giugno ore 12, Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti) per un programma che include le Cinq Mélodies populaires grecques di Ravel; il baritono tedesco Benjamin Appl (4 luglio ore 12) impegnato in un omaggio a Dietrich Fischer-Dieskau; il basso Matthew Rose (5 luglio ore 12) per un programma di songs inglesi e americane; il mezzosoprano Lea Desandre in duo con il liutista Thomas Dunford (6 luglio ore 12) attraversa le canzoni d’amore francesi nel corso di tre secoli. Con La Lira d’Orfeo, Raffaele Pe (5 luglio ore 17) propone un omaggio ad Alessandro Scarlatti a trecento anni dalla morte. Debuttano il cinese Amber Quartet (4 luglio ore 17) e il giapponese Hayato Sumino (10 luglio ore 17), star del pianoforte che a soli ventinove anni è un prodigio della musica e dell’ingegneria elettronica, seguitissimo dai suoi fan che hanno superato il milione sul canale YouTube “Cateen”. Protagoniste anche le due orchestre residenti al Festival: l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia (10–11 luglio) e la Budapest Festival Orchestra (11–12 luglio) impegnata nella versione cameristica di Das Lied von der Erde di Gustav Mahler. Si aggiunge la speciale partecipazione del Quartetto d’archi (12 luglio ore 17) e dell’Ensemble di percussioni (29 giugno ore 12) del Teatro alla Scala di Milano.

Già a Spoleto per l’opera inaugurale, Rufus Wainwright non poteva perdere l’occasione di partecipare al Festival anche con la sua voce «di velluto» (Times). Il concerto da solista in Piazza Duomo (28 giugno) abbraccia una carriera trentennale da autore e interprete di canzoni, da Leonard Cohen e Judy Garland fino a Mina. Tre volte candidato ai Grammy Awards, Wainwright è stato compagno di palcoscenico di artisti come Burt Bacharach, Miley Cyrus, David Byrne, Robbie Williams, Jessye Norman, Billy Joel, Paul Simon e Sting.

In Piazza Duomo arriva ancora una grande voce: quella di Anoushka Shankar (3 luglio), regina del sitar che ha fatto dello strumento principe della tradizione indiana la chiave del proprio innovativo linguaggio musicale. Prima musicista indiana a essersi esibita live ai Grammy Awards, ha collaborato con Nina Simone, Sting, Madonna e Peter Gabriel. A Spoleto presenta il suo ultimo album Chapter III: We Return To Light.

Dopo il successo dello scorso anno, il Jazz Club torna ad animare il cortile di Palazzo Collicola a tarda sera. Tre giovani musiciste hanno imposto la loro bravura all’attenzione del pubblico: la chitarrista Eleonora Strino (28 giugno), la pianista Francesca Tandoi (5 luglio) e la cantante americana China Moses (11 luglio), figlia d’arte della straordinaria Dee Dee Bridgewater.

La sessantottesima edizione del Festival dei Due Mondi si chiude domenica 13 luglio in Piazza Duomo con il tradizionale concerto finale. “Il canto della terra” che abbraccia tutta la programmazione sfocia nella Quinta Sinfonia di Gustav Mahler, eseguita dalla Budapest Festival Orchestra diretta da Iván Fischer. La BFO e il suo direttore sono legati a doppio filo alla musica di Mahler, di cui hanno registrato per Channel Classics tutte le sinfonie con un’ipnotica cura del dettaglio che rivela bellezze inattese.

 TEATRO

 La proposta teatrale presenta in prima assoluta i progetti di alcuni tra i migliori drammaturghi italiani, con una particolare attenzione per i testi letterari della nostra tradizione e della contemporaneità.

Per la sua nuova regia, presentata a Spoleto in prima assoluta, Massimo Popolizio si accosta con delicatezza alla figura di un attore, interpretato da Umberto Orsini, che prima di entrare in scena rivive alcuni momenti della sua lunga vita. In Prima del Temporale (27 giugno–1° luglio, Teatro Caio Melisso Spazio Carla Fendi) la realtà del teatro che fuori dal camerino si anima è il pretesto per dialogare con i fantasmi del passato: una risata ricorda un momento di gioia, un lungo silenzio una perdita lontana nel tempo.

Dopo il debutto come regista teatrale, Luca Marinelli torna a Spoleto nella doppia veste anche di interprete delle Cosmicomiche di Italo Calvino (28 giugno–6 luglio, San Simone), nel quarantesimo anniversario della scomparsa. Marinelli veste i panni di Qfwfq, narratore senza tempo che custodisce in sé la memoria del mondo, esplorando temi come l’infinità del cosmo e la natura dell’esistenza.

Anche nel 2025 la programmazione del Festival include una produzione teatrale della compagnia #SIneNOmine diretta da Giorgio Flamini e formata dai detenuti della Casa di Reclusione di Spoleto: lo spettacolo Senza Titolo (1–2 luglio, Casa di Reclusione di Spoleto) ridefinisce il carcere come spazio di trasformazione per scrivere un “Manifesto” che proclami l’arte come mezzo di liberazione.

A trent’anni dal debutto, Federico Tiezzi e Sandro Lombardi riportano in scena Edipus di Giovanni Testori (4–6 luglio, Auditorium della Stella), uno dei loro più grandi successi che, subito dopo la scomparsa dell’autore, ne rilanciò la drammaturgia. Italiano mescolato a dialetto lombardo, francese, latino e spagnolo, con echi di Ruzante, la lingua di Testori è rivoluzionaria, ed è questa inventiva a rendere Edipus un capolavoro di “teatro di poesia”.

Al Teatrino delle 6 Luca Ronconi Massimo Popolizio dirige gli allievi diplomati dell’Accademia Nazionale Silvio d’Amico in Delitti letterari (9–13 luglio): un collage di testi ispirati a efferati assassini nati dall’immaginazione di grandi scrittori. Una prova di teatro, un divertissement che gioca con la passione per il romanzo giallo e i suoi protagonisti più oscuri.

Al romanzo di Giovanni Grasso L’amore non lo vede nessuno si ispira la nuova regia di Piero Maccarinelli, concepita per gli spazi di San Simone (11–13 luglio). Attraverso la storia di Silvia, in cerca di risposte sulla morte improvvisa della sorella, Maccarinelli crea un’intensa riflessione sul senso dell’esistenza ed esplora la fragilità umana, il confronto con le proprie ombre e il bisogno di perdonare e perdonarsi.

 DANZA

Le prime italiane dei migliori coreografi internazionali e delle loro compagnie trovano posto nel cartellone della danza, contraddistinto quest’anno dalla rilevanza della musica condivisa da tutti i lavori: non solo traccia sulla quale muoversi, il suono è ispiratore e parte fondante della creazione.

Il nuovo spettacolo della Sydney Dance Company (28–29 giugno, Teatro Romano) – compagnia australiana tra i principali ensemble internazionali di danza contemporanea diretta da Rafael Bonachela – nasce insieme alle musiche originali composte da Bryce Dessner, vincitore di un Grammy Award e membro della rock band The National. Per scrivere la musica di Impermanence Dessner ha richiamato davanti ai propri occhi l’immagine del bush australiano minacciato dagli incendi, o quella delle guglie di Notre-Dame avvolte dalle fiamme: la bellezza ancora più vivida, quando sta per scomparire.

La musica di Gustav Mahler si fa linguaggio vivo di corpi e di suoni nel nuovo spettacolo della compagnia di circo contemporaneo Circa (4–5 luglio, Teatro Romano) in collaborazione con l’ensemble tirolese Franui Musicbanda, interprete dell’album Mahlerlieder. I maestri della danza acrobatica conducono il pubblico attraverso una rilettura audace e poetica dell’universo mahleriano in cui i corpi degli artisti esplorano le trame emotive della musica in modo del tutto inedito, in un immaginifico viaggio che parla a un pubblico di tutte le età.

Nel dittico New Earth + Bolero X (9 luglio, Teatro Romano) il coreografo e danzatore israeliano Shahar Binyamini – nuova stella nata dalla costellazione Batsheva Dance Company – esplora i temi della ripetizione, del rinnovamento e della progressiva trasformazione. Bolero X, nell’ambito delle celebrazioni dei centocinquant’anni dalla nascita di Maurice Ravel, prosegue la ricerca avviata nel 2022 con la prima versione, moltiplicando i significati che emergono dalla connessione tra una composizione scritta nel 1928 e la danza contemporanea.

La coreografa andalusa Blanca Li, già apprezzata dal pubblico di Spoleto per l’esperienza nella realtà virtuale Le Bal de Paris, si addentra nella tragica storia fra Didone ed Enea (11–12 luglio, Teatro Romano), raccontata da Virgilio e messa in musica da Henry Purcell. Su un palcoscenico ricoperto d’acqua, che evoca il mare, i danzatori scivolano, pericolosamente attratti e respinti dal desiderio e dalla paura dell’abbandono.

Dal 28 giugno al 13 luglio al Complesso Monumentale di San Nicolò una nuova esperienza immersiva conduce il pubblico del Festival in un viaggio sensoriale a 360 gradi. Ispirati dalla tecnica del viaggio sciamanico, Fattoria Vittadini e Maura Di Vietri creano FLUX, un viaggio alla scoperta del proprio animale-guida, creatura che rappresenta il legame con la parte più profonda dell’anima.

 

 

 

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