Ogni volta che mi è capitato di passare davanti a quella storica entrata ho pensato a che effetto avrebbe fatto riaprire quella mitica porta, quel mondo piccolo ma misterioso e affascinante che ha accompagnato la mia adolescenza e quella dei tanti spoletini che senza dover fare tanti chilometri ballavano e ascoltavano musica.
Cosi’ quasi per caso qualcuno dei miei studenti mi ha parlato del fatto che sabato scorso avrebbe riaperto la Tartaruga.
Ammetto di non conoscere gli autori di questa impresa, non so com’è andata la serata, ma i ricordi hanno preso il sopravvento di quando il sabato sera ma fino al massimo alle 2 di notte o la domenica pomeriggio bisognava per forza farci un salto per non rimanere fuori dai discorsi ( oggi li chiameremmo gossip) che avrebbero animato la settimana che stava per iniziare.
Anni 70, 80 e 90, i mix di Stelvio Gauzzi e Giampaolo Fagotto hanno fatto epoca e noi che amavamo di più il Rock aspettavamo gli ultimi pezzi, quelli quando non c’era più quasi nessuno e i DJ si lasciavano più andare con David Bowie e Santana.
Una bella notizia la riapertura della Tartaruga, una voglia di anni 90 (vedi anche la serie sugli 883 di Sky) che non guasta in tempi di musica solo “hype” come denuncia pesino Emma Marrone in una sua canzone.
Fu chiamata “Tartaruga” per la lungaggine dei lavori di ristrutturazione come ci ricorda il sempre ammalato di nostalgia Sergio Grifoni, e anche se lentamente potrà rimettere al centro i ricordi, saprà anche raccontare qualche nuova pagina di futuro.
Francesco Ragni