Ruggero Cappuccio, “La principessa di Lampedusa”, Feltrinelli 2024
Dopo il bellissimo “Capolavoro d’amore”, dedicato ad un quadro perduto di Caravaggio, Ruggero Cappuccio ci porta nella Palermo del 1943. La città è stata pesantemente bombardata dagli americani, la popolazione è sfollata, restano solo macerie dove un tempo c’erano grandezza ed eleganza.
Nel buio della notte si incontrano per caso due donne: la principessa Beatrice Cutò, che è realmente vissuta, e la giovane Eugenia Bonanno, studentessa di Fisica all’Università di Napoli.
Sullo sfondo di una città che cerca tenacemente di sopravvivere alla paura e alla morte osserviamo gli ultimi sprazzi di un mondo, quello dell’antica aristocrazia siciliana, che le elezioni del 1946 avrebbero a breve spazzato via. Seguiamo una splendida storia di educazione (alla libertà, alla comprensione di sé, alla vita), una vicenda di misericordia e compassione, un racconto di sfide e di coraggio, che ha molto da insegnare e che è capace di emozionare ad ogni pagina.
Ne “La principessa di Lampedusa” di Ruggero Cappuccio ci sono grandi storie d’amore (si’, c’è anche Ignazio Florio in versione inedita) ma c’è una visione dell’amore come realizzazione di un’armonia con ciò che ci circonda (gli esseri animati, le cose) che è difficile da dimenticare.
Ma chi era Beatrice Cutò nella realtà? La madre di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, autore de “Il Gattopardo”. Con questo vi invito a leggete questo romanzo bellissimo e, quando arriverete alle ultime pagine, scoprirete che la principessa di Lampedusa vi mancherà tantissimo e che avreste voluto incontrare una donna così incredibile sulla vostra strada.
Lucia Romizzi