Una nuova uscita
Come qualcuno di Voi forse ricorda, il 2008 è l’anno di un singolare caso editoriale: Paolo Giordano, un giovane laureato in Fisica poco più che venticinquenne, pubblica il suo primo romanzo che, grazie al passaparola dei lettori, diventa un clamoroso successo di pubblico, che Saverio Costanzo trasforma in un film.
Quel romanzo era “La solitudine dei numeri primi” e ha vinto moltissimi premi, tra cui lo Strega. Pur non appartenendo alla categoria delle estimatrici di quel libro, ho seguito con curiosità il percorso editoriale di Paolo Giordano. L’autore negli anni ha alternato opere bellissime, come “Divorare il cielo”, a romanzi mediocri come “Il corpo umano”, compiendo numerose incursioni nel mondo del giornalismo e dei talk show.
“Tasmania”, appena uscito, è un romanzo breve, appena 158 pagine, che presenta una incredibile molteplicità di fili narrativi. La crisi dei rapporti di coppia e la ricerca di nuove forme di soddisfacimento emozionale e sessuale, il dramma della genitorialita’ conflittuale e dei padri allontanati dalla vita dei figli, l’ambiguità dei rapporti di amicizia, il tormento degli uomini di chiesa che si innamorano sembrano però solo una cornice al vero tema del libro.
Dalle pagine di Paolo Giordano emerge infatti una riflessione amara sul cambiamento climatico, sulle devastazioni ambientali indotte dall’uomo, su Venezia invasa dalle acque senza il Mose, sulle nuvole che cambiano pericolosamente forma, sulla vera natura delle radiazioni. Le potenzialità distruttive della catastrofe nucleare a cui l’autore allude trovano sostanza nella memoria delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki.
Non saprei dire se si tratti di un libro riuscito oppure no, sicuramente è una operazione editoriale molto contemporanea, in linea con problematiche del nostro tempo.
Ai lettori un giudizio sui miraggi e sulle profezie apocalittiche della “Tasmania” di Paolo Giordano.
Lucia Romizzi