«Celebriamo oggi il mistero dell’assunzione al cielo della Beata Vergine Maria, la Madre di Gesù. La Madonna ha sperimentato per prima il destino di gloria cui siamo tutti chiamati: dove è Maria siamo attesi tutti noi. L’evento dell’assunzione di Maria al cielo nella pienezza della sua umanità e corporeità è primizia della nostra risurrezione futura e proclama che nulla di ciò che c’è di vero e di autentico in noi andrà perduto, che anche il nostro corpo riceverà la sua gloria definitiva». Con queste parole l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo ha avviato l’omelia nel Duomo di Spoleto lunedì 15 agosto 2022. Hanno concelebrato i parroci della Città e la liturgia è stata animata dalla corale diocesana diretta da Mauro Presazzi, con all’organo Angelo Silvio Rosati. Il servizio all’altare è stato curato dai seminaristi e dai ministranti, coordinati da cerimoniere arcivescovile don Pier Luigi Morlino. Era presente il vice sindaco di Spoleto Stefano Lisci.
Le celebrazioni 2022 dell’Assunta si sono aperte la sera di venerdì 12 agosto al Santuario della Madonna delle Lacrime di Trevi con la preghiera di intercessione per la guarigione delle ferite della vita guidata da Salvatore Martinez presidente del Rinnovamento nello Spirito Santo e partecipata da tantissime persone. Sabato 14 agosto è stata la volta della preghiera per i giovani che si è tenuta presso la parrocchia di S. Venanzo a Spoleto. «Siamo qui – ha detto l’Arcivescovo – ad invocare Maria per aiutare i giovani affinché trovino accanto degli adulti che li sappiano sostenere nello scoprire ciò che Dio ha pensato per loro. Tempo di ascolto, di testi da fare penetrare nella nostra testa e nella nostra coscienza. Nella nostra preghiera portiamo tutti i giovani che conosciamo e anche quelli che non conosciamo: a Maria chiediamo di porre su di loro lo stesso sguardo che riservò al giovane Francesco Possenti, futuro S. Gabriele dell’Addolorata. La sera del 14 agosto, poi, c’è stata la processione – dopo due anni di stop a causa del Covid – con la Santissima Icone dalla chiesa di S. Gregorio al Duomo. «Con cuore gioioso e commosso – ha detto mons. Boccardo al termine – abbiamo rinnovato questa sera, dopo i due anni della pandemia, la bella tradizione che vede il popolo di Spoleto raccogliersi attorno alla venerata Immagine della Madre del Signore, che dall’alto di questo Duomo abbraccia con sguardo materno tutta la città».
L’omelia dell’Arcivescovo al Pontificale del 15 agosto: nelle nostre piazze gira liberamente la droga e in alcuni pretesi contesti culturali del nostro territorio si inneggia a Satana. «La consapevolezza del destino umano ultimo, che è la partecipazione alla gloria e alla vita di Dio e fonda e richiama la dignità e la libertà di ogni persona, stride – ha sottolineato il Presule – con quanto vediamo quasi quotidianamente attorno a noi, sia a livello locale che continentale. I minorenni hanno pubblicamente accesso incontrollato alle bevande alcooliche, nelle nostre piazze circola liberamente la droga, in alcuni pretesi eventi artistici e culturali del nostro territorio si inneggia a Satana e si invitano i bambini a fare altrettanto. La nostra coscienza di adulti – famiglie e comunità civile ed ecclesiale – non può rimanere inerte di fronte a questo degrado: in quale contesto vogliamo far crescere i nostri adolescenti e giovani? quale futuro stiamo preparando per loro? in quale società si troveranno a vivere?».
Siamo arrivati al punto in cui uomini e donne di fede non possono parlare. «Il 3 maggio scorso – ha detto mons. Boccardo – è stata votata al Parlamento Europeo una risoluzione circa la persecuzione delle minoranze sulla base del credo e della religione, in cui praticamente si afferma che il diritto alla libertà di pensiero, coscienza e religione e il diritto alla vita non sono più considerati diritti umani fondamentali ma sono subordinati ai cosiddetti “diritti umani primari”. Nel silenzio generale di tutti, siamo arrivati al punto in cui uomini e donne di fede non possono parlare, non possono esprimere una opinione, non possono dare il proprio contributo alla costruzione della società. In virtù di questa risoluzione, ogni loro discorso, e anche ogni omelia, può essere incriminato, perché – continua il testo – “la difesa della ‘tradizione’ o della “moralità pubblica” non può contraddire, in nessun caso, le disposizioni internazionali in materia di diritti umani alle quali gli Stati devono aderire”. Dopo il tentativo di Natale – ricordiamo il documento interno, poi ritirato, della Commissione Europea con il quale i dipendenti erano invitati ad evitare ogni riferimento a Gesù e al Cristianesimo per non offendere nessuno – e con questa risoluzione di maggio, si vuole relegare la fede e la religione esclusivamente alla sfera privata che nulla deve avere a che fare con la vita civile, politica e culturale della società europea. Tutto questo ci preoccupa. E sollecita – ha concluso l’Arcivescovo – la nostra responsabilità di cristiani, chiamati ad immettere continuamente nel tessuto sociale – grazie alla nostra testimonianza di vita – i germi del Vangelo per un nuovo umanesimo».
Benedizione della Città e della Diocesi dalla Loggia della Cattedrale: al termine della Messa l’Arcivescovo, i presbiteri e le autorità civili si sono recati sulla Loggia centrale del Duomo. I fedeli nel frattempo si sono adunati in Piazza. Il Presule, dopo la preghiera dell’Angelus, ha benedetto la Città e la Diocesi.
Credo sia finito il tempo, fortunatamente, nel quale Chiesa e potere politico andavano a braccetto sostenendosi vicendevolmente in una sorta di teocrazia non molto dissimile dai regimi confessionali degli Ayatollah. Trovo poco veritiero e con buona dose di vittimismo il fatto che la Chiesa non abbia più voce in capitolo nella società odierna. Basti pensare a quante volte, nella nostra realtà italiana, i presidenti della Conferenza Episcopale italiana abbiano espresso in molte occasioni i loro pareri non richiesti, proprio per l’indipendenza fra Stato (laico) e Chiesa stabilita nel concordato, su tematiche niente affatto religiose come la programmazione annuale economico-finanziaria ma anche su questioni di esclusiva competenza del Parlamento che dovrebbe essere indipendente e non subire pressioni, giacché democraticamente eletto, da ingerenze d’oltre Tevere. Mi ricordo come il cardinale Bassetti nel 2018 sparò a zero sulla finanziaria che istituiva il Reddito di Cittadinanza dimostrando, ahimè, di aver poco a cuore i 5 milioni di poveri del nostro paese ma assai più preoccupato del pareggio di bilancio. Affermare, quindi, che la Chiesa non abbia voce mi sembra un tantino esagerato forse è vero il contrario. Tirare l’orecchio al Parlamento Europeo che in una delibera ha cercato di avere a cuore, dimostrando sensibilità, le minoranze spesso non considerate mi sembra contraddica lo spirito inclusivo che caratterizza proprio il messaggio evangelico. ( La samaritana suggerisce qualcosa?).
Affermare ora che nelle nostre piazze circoli la droga mi sembra oltre che banale anche tardivo e su questo sarò polemico perché anche la Chiesa ha le sue responsabilità. Non dimentico come anni addietro implorai l’arcivescovo Fontana di non chiudere quei pochi spazi parrocchiali rimasti a disposizione dei ragazzi. L’ultimo, per rimanere a Spoleto centro, fu i “Prati del Duomo” del caro Don Elio Simonelli preceduto dal circoletto di Sant`Ansano, da quello di Santa Rita, San Domenico, da quello di San Gregorio con l`annessa Pista di pattinaggio, oggi forse più remunerativa per la diocesi, affittata a pub e a calcetto. (Se Crispino Merini potesse dir la sua! )
Mancava nell’omelia prendersela anche con Harry Potter e la scuola di magia di Hogwarts ma invece ecco addirittura il diavoletto in persona che spunta inaspettatamente manifestandosi con corna e zoccoli corrompendo la gioventù spoletina. Mi vengono a conforto, a proposito di diavolo ed inferno, solamente le parole di Italo Calvino che nelle Città invisibili faceva dire a Marco Polo: “L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.”
Compito del credente come anche del non credente è allora dare spazio a quello che “inferno non è” per un nuovo umanesimo scevro da nostalgie del passato ma aperto al mondo e alla vita, nonostante tutto.
P.S.
Una domanda:
Ma le autorità civili che si affacciano dalla loggia del Duomo insieme al Vescovo a che titolo sono presenti essendo rappresentanti di una laica istituzione?