Come vi abbiamo anticipato la settimana scorsa, da poche settimane è uscito il romanzo “Tempesta in giugno” di Irène Némirowsky, la nuova versione del capolavoro “Suite française”.
Al libro “Tempesta in giugno” Irène lavora nel 1942, nelle ultime settimane della sua vita, prima essere deportata ad Auschwitz.
La ricercatrice Teresa Lussone, che ha riscoperto miracolosamente il dattiloscritto di “Tempesta in giugno” e lo ha tradotto per Adelphi, ha gentilmente risposto alle nostre domande.
1) Teresa, Lei è oggi una delle maggiori conoscitrici di Irène Némirovsky. Come ha scoperto l’opera della scrittrice?
Nel 2006 chiesi al professor Francesco Fiorentino di assegnarmi una tesi di laurea in Letteratura francese. Mi propose di lavorare su “Suite francese”, uscito in Italia l’anno precedente. Mi disse che sarebbe stato un lavoro impegnativo, dato che fino ad allora c’erano stati pochissimi studi sulla scrittrice. E poi non l’ho più abbandonata.
2) In che modo è venuta alla luce la versione inedita del primo movimento di “Suite Française”, che è appena uscita per Adelphi con il titolo di “Tempesta in giugno”?
Questa versione ulteriore del romanzo si trovava nella famosa valigia che il marito di Némirovsky affidò alle figlie al momento della sua deportazione. Michel Epstein disse a Denise ed Élisabeth che non avrebbero mai dovuto separarsene perché conteneva i manoscritti della madre. Al momento della pubblicazione di “Suite francese”, nel 2004, Denise Epstein, la maggiore delle due figlie, ha dovuto scegliere tra due versioni del romanzo: una manoscritta e una dattiloscritta, battuta a macchina dal marito di Némirovsky e corretta a mano dalla scrittrice. Questo dattiloscritto riportava un’ultima versione di “Tempesta in giugno”. Denise Epstein ha preferito quella del manoscritto perché la sentiva più vicina a sua madre.
3) Che effetto Le ha fatto lavorare sulle carte originali di Irène Némirovsky?
È una scoperta continua. Permette di osservare i romanzi nel loro “farsi” e non solo come opere compiute, di osservare tutti i ripensamenti dell’autrice, di conoscere molte delle riflessioni che accompagnano la scrittura.
4) Come è possibile che Irène, a pochi giorni dell’arresto, con il clima di paura che si faceva sempre più incombente, abbia avuto la tenacia e la lucidità per portare avanti il suo romanzo, purtroppo rimasto incompiuto?
Impossibile saperlo. Di certo la scrittrice era consapevole che “Suite francese” e “Tempesta in giugno” sarebbero stati il suo capolavoro. Ed è forse per questo che si propone di «lavorarci strenuamente» (o almeno a me piace pensare che sia così).
5) Perché, secondo Lei, dopo la Seconda guerra mondiale il mondo letterario francese si è completamente dimenticato della Némirovsky, anche se i suoi romanzi pubblicati prima della guerra, come “David Golder”, “Due” e “Il vino della solitudine”, avevano avuto un buon successo di pubblico?
Nell’immediato dopoguerra i romanzi di Irène Némirovsky non rispecchiano il gusto del tempo. Sono gli anni di Sartre, di Simone de Beauvoir, del Nouveau roman. I romanzi postumi che escono in questi anni, “I falò dell’autunno”, “I doni della vita”, ricevono un’accoglienza relativamente fredda. Non è certo un caso che i suoi romanzi siano riscoperti proprio nei primi anni Duemila, quando la nostra società comincia a riconoscere il valore della Memoria (basti pensare che Imre Kértesz riceve il Nobel nel 2002, che il Giorno della Memoria viene istituito nel 2005…). Inizialmente “Suite francese” viene accolto come una testimonianza del tragico destino dell’autrice. In seguito, se ne comprende il valore letterario e comincia la riscoperta dell’intera opera di Némirovsky.
6) Lei ha recentemente organizzato un Convegno dedicato alla scrittrice presso l’Università di Bari. Quali nuovi dati sono emersi sulla figura di Irène?
Durante il convegno ci siamo resi conti di quanti aspetti meriterebbero ancora di essere approfonditi: la ricerca formale che accompagna la sua scrittura, la questione del plurilinguismo, i rapporti con gli altri autori della sua generazione, gli adattamenti teatrali…
Grazie veramente a Teresa Lussone.
Speriamo di averla presto a Spoleto per presentarci il suo splendido lavoro.
Lucia Romizzi