Si è tenuta oggi, presso i giardini di Viale Matteotti, la cerimonia di svelamento della “Quarto Savona 15”, l’auto sulla quale viaggiavano gli agenti della scorta del giudice Giovanni Falcone – Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani – il giorno dell’attentato di Capaci.
Essa è il segno tangibile della distruzione e del dolore che hanno causato le stragi di mafia negli anni ’90. Ma è anche il simbolo della vita che corre e non si ferma.
Il contachilometri indica ancora 100.287 Km percorsi dalla Fiat Croma, ma in realtà,
da quel 23 maggio 1992, grazie all’impegno di Tina Montinaro, moglie di Antonio, l’auto non ha smesso di camminare. Ha macinato chilometri ed incontrato migliaia di ragazzi – come accaduto oggi con gli studenti dell’Istituto Pianciani di Spoleto – ai quali la signora Tina ha parlato della passione che quei giovani poliziotti avevano e dei valori che li portarono a sacrificare tutto per difendere legalità e giustizia.
I resti dell’autovettura e il ricordo degli uomini della Polizia di Stato che hanno perso la vita a bordo della “Quarto Savona 15”, sono divenuti, unitamente al Giudice Falcone e a sua moglie Francesca Morvillo, simbolo della lotta alla mafia e della legalità.
Per questo, in occasione del trentennale della strage, l’Amministrazione Comunale di Spoleto ha voluto portare in città la teca al fine di promuovere, con una serie di iniziative, la cultura della legalità.
La teca, giunta a Spoleto nella giornata di ieri, è stata accolta presso la sede dell’Istituto per Sovrintendenti della Polizia di Stato per poi essere esposta, questa mattina, nei Giardini Matteotti dove si è svolta la cerimonia di svelamento.
L’evento, moderato dal giornalista Davide Fabrizi, ha visto gli interventi del Sindaco di Spoleto, Andrea Sisti; del Questore di Perugia, Giuseppe Bellassai; del Sostituto Procuratore di Spoleto, Vincenzo Ferrigno; della Signora Tina Montinaro, moglie di Antonio Montinaro, Capo Scorta del Giudice Falcone; di Roberto Chiara, Direttore territoriale di ADM delle Regioni Toscana e Umbria. Presenti anche le Autorità civili, militari e religiose, oltre agli studenti dell’istituto secondario “Luigi Pianciani” di Spoleto.
“Ricordare questo tragico evento, l’uccisione di tre servitori dello Stato che hanno fatto fino in fondo il proprio dovere, deve essere un monito affinché tutto questo possa non accadere più – sono state le parole del sindaco Andrea Sisti – L’attentato di Capaci in cui persero la vita il Giudice Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani è stato un passaggio tremendo nella storia di questo Paese. Oggi abbiamo il dovere di infondere nei nostri giovani il rispetto delle istituzioni, affinché la criminalità organizzata, che sia Cosa Nostra, la ‘Ndrangheta, la Camorra o la Sacra Corona Unita possa trovare nelle coscienze dei cittadini italiani il primo e insormontabile ostacolo alla realizzazione di una visione di mondo e di società segnata dalla violenza e dalla sopraffazione”.
Con la voce rotta dall’emozione, il Questore Bellassai, attraverso il proprio intervento, è partito proprio dalla sua terra natale sottolineando quanto siano profondi i sentimenti della gente di Palermo e dell’intera Sicilia nei confronti di chi ha perso la vita, nell’attentato di Capaci, sacrificatisi per la lotta alla mafia e, soprattutto, per la libertà del nostro Paese.
“Dopo quell’attentato – ha continuato il Questore Bellassai – nulla fu più come prima: da quel momento il popolo siciliano comprese che non si poteva rimanere neutrali ma era necessario rafforzare l’impegno civile accanto all’azione dello Stato. La strage di Capaci fu l’inizio della fine della mafia. Non abbiamo ancora vinto, ma lo Stato, da quel giorno, ha dimostrato di avere una grande forza e una grande compattezza nelle sue Istituzioni sufficiente a far indietreggiare l’arroganza e la violenza bruta di ogni organizzazione mafiosa. I colleghi che hanno sacrificato la loro vita hanno creduto profondamente nelle persone che tutelavano e nei valori dello Stato democratico. Sono uomini che meritano il nostro ricordo”.
Dopo lo svelamento, in un momento di grande emozione, la signora Montinaro ha condiviso alcune riflessioni con i ragazzi presenti, sottolineando quanto sia importante che i giovani comprendano fin da subito quanto sia fondamentale stare dalla parte della legalità.
“Questa teca – ha detto – è un monito affinché certi episodi non si ripetano. Mio marito non era un eroe, ma un poliziotto che ha fatto un giuramento e che ha svolto il proprio dovere fino in fondo. È importante far capire ai ragazzi cosa vuol dire fare il proprio dovere, stare dalla parte della legalità. Sono 30 anni che mi carico sulle spalle la Quarto Savona 15, quello che rappresenta, per evitare che il sacrificio di quei poliziotti non venga dimenticato. Non bisogna essere indifferenti, ma guardarsi intorno se vogliamo combattere la mafia e ricordare quegli uomini che hanno dato la vita per far rialzare la testa e per il cambiamento”.
Fino a domenica 3 luglio, in concomitanza con lo svolgimento della 65esima edizione del Festival dei Due Mondi, la teca resterà esposta all’interno dei Giardini di Viale Matteotti a Spoleto.
In questi giorni verrà omaggiata con momenti di preghiera, di riflessione, di musica e di dibattiti, con gli interventi e le letture degli studenti “I giovani di San Lorenzo”, che coinvolgeranno i partecipanti durante le giornate di sabato e domenica, quando la “Quarto Savona 15” lascerà Spoleto proseguendo verso altre mete la sua preziosa missione.