Legambiente Umbria e WWF Umbria su stagione pesca 2020:
Grave errore non posticipare l’avvio della stagione piscatoria e prevedere nuovi regolamenti nelle acque di pregio della regione
Occorre ridurre tutte le fonti di inquinamento, potenziare le infrastrutture fognarie e i sistemi di depurazione civili e industriali, aumentare controlli e i monitoraggi, ostacolare in modo netto eventuali trasgressioni.
Ai pescatori diciamo: serve un cambio di passo, le associazioni di pesca sportiva alzino la voce insieme alle associazioni ambientaliste per la tutela dei fiumi dell’Umbria.
Anche quest’anno, con apposita delibera, la Regione Umbria ha annunciato il programma di ripopolamento di trote per la prossima apertura di pesca: nei corsi d’acqua dell’Umbriasaranno rilasciate 72 quintali di trote pronta pesca, solo 100 kg in meno rispetto allo scorso anno, a dispetto di tutte le misure di conservazione previste dal Piano Ittico regionale e dalle norme nazionali ed europee e ampiamente consigliate dal mondo scientifico per la salvaguardia della biodiversità dei fiumi e volte a favorire e a promuovere una più sostenibile attività di pesca.
“La massiccia introduzioni di trote non autoctone effettuate nel corso degli anni non ha portato nessun beneficio ai fiumi dell’Umbria – commentano Legambiente Umbria e WWF Umbria – sono state invece una delle principali cause della rarefazione e di inquinamento genetico della trota mediterranea, autoctona e indicata dalla Direttiva 92/43/CEE tra le specie animali e vegetali d’interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione. I ripopolamenti “pronta pesca” continuano ad essere un inutile spreco di denaro e servono solo ad assicurare consenso elettorale e accontentare le richieste di quella parte di pescatori meno informata e attenta verso una seria gestione della pesca.”
Secondo le due associazioni ambientaliste la pratica delle immissioni pronta pesca va superata, soprattutto nelle acque secondarie di categoria A, cioè in quei corsi d’acqua minori e di maggior pregio dal punto di vista ambientale e naturale. I corsi d’acqua dovrebbero essere gestiti in modo tale da assicurare l’incremento della produttività naturale, nel riequilibrio biologico e del mantenimento delle linee genetiche originarie delle specie ittiche.
“I fiumi dell’Umbria sono sottoposti a fortissime pressioni – continuano Legambiente Umbria e WWF Umbria – inquinamento, l’alterazione degli habitat, l’eccessivo prelievo delle risorse idriche a scopo industriale, agricolo e idropotabile, cambiamenti climatici ed è innegabile che l’eccessiva presenza di pescatori come avviene con puntuale consuetudine nei giorni dell’apertura della stagione di pesca, il bracconaggio, così come le variazioni della diversità biologica in seguito a immissioni e ripopolamenti con materiale ittico alloctono, sono alcune delle cause che determinano perdita di biodiversità e danni per gli ecosistemi”.
Anche continuare a mantenere calendari di avvio della stagione di pesca diverse tra regioni limitrofe crea gravi conseguenze soprattutto per le acque di pregio e i delicati ecosistemi della Valnerina.
Seguendo le indicazioni della UE e per non compromettere la riproduzione delle trote autoctone, alcune regioni italiane hanno già provveduto a modificare i loro calendari: ad esempio la Regione Emilia Romagna prevede l’apertura della pesca l’ultimo fine settimana di marzo, la Regione Marche apre alla pesca il secondo fine settimana di marzo.
“Ancor più in questo momento, con i cambiamenti climatici che contribuiscono ad amplificare le criticità, tutte le amministrazioni, da quella regionale ai Comuni dovrebbero dimostrare un impegno maggiore e più incisivo per la salvaguardia dei nostri fiumi – concludono le due associazioni – occorre intervenire velocemente e con determinazione per ridurre tutte le fonti di inquinamento, aumentare i controlli e i monitoraggi, potenziare le infrastrutture fognarie e i sistemi di depurazione civili e industriali, ostacolare in modo netto eventuali trasgressioni. Occorre puntare senza alcuna esitazione sui progetti di salvaguardia della biodiversità come quello avviato per il recupero della trota mediterranea autoctona. Serve anche un cambio di passo da parte delle associazioni di pesca sportiva che si dovrebbero spendere per chiedere a gran voce ed insieme alle associazioni ambientaliste tutte quelle misure volte alla tutela dei fiumi dell’Umbria”.
Sono una persona al quale la pesca alla trota piace sin da tenera età. Non per questo mi sento un deturpatore della natura… anzi…!!!! Mi attengo alle regole, non inquino le acque, non sporco la natura, trattengo unicamente trote di ampissima misura rispettando i numeri consentiti e spesso pulisco anche i rifiuti degli altri. Mi trovo ad essere comunque d’accordo con molte delle affermazioni fatte nell’articolo ma purtroppo devo constatare che come tali servono a ben poco. Infatti per far si che le parole portino a qualcosa ad esse devono seguire fatti concreti…. Ahimè sino ad ora ho sentito solo fare grandi progetti ai quali però non sono seguite altrettante azioni.
Conosco bene la realtà dei fiumi con acque di categoria A del nostro territorio, tanto da poter illustrare sin nei particolari la mappa delle problematiche che le affliggono. Come le vedo io le dovrebbero a maggior ragione vedere e quindi combattere gli enti e le associazioni preposte al controllo. Invece come da rituale ormai consolidato ogni anno in occasione della nuova apertura di pesca alla trota si rinnovano progetti, buone intenzioni, denunce e… soprattutto anatemi verso i lanci e i maledetti pescatori, ma per il resto dell’anno niente più. È chiaro che anche la pressione pescatoria ha il suo effetto negativo, ma quella più pesante si limita ai primi giorni successivi l’apertura, e nei periodi successivi la stessa va progressivamente scemando sino ad attestarsi a livelli molto più bassi e non certamente così dannosi durante tutta la restante stagione.
Per quanto riguarda i lanci, le trote utilizzate provengono da allevamenti ittici provinciali/regionali quindi dovrebbero essere almeno di sicura e certificata provenienza.
D’altronde la loro presenza in massa nei fiumi viene rapidamente e drasticamente abbassata nei primissimi giorni di pesca.
Mi direte, inquinano la razza..!!! Dobbiamo reinserire la trota mediterranea…!!! Giustissimo, bisognerà farlo, anche io lo reputo giusto, ma questo argomento non può essere utilizzato per strumentalizzare tutto il resto…!!! Non pensiamo che prima di provare ad immettere il ceppo di trota più autoctono bisognerebbe preparare il campo… anzi le acque risolvendo prima le decine e decine di ben più importanti problemi? Ho visto più volte operare sui fiumi i volontari di queste associazioni, inflessibili e giudicanti con i singoli pescatori ( giustissimo laddove necessario) ma
poco, anzi a mio avviso troppo poco presenti ed incisivi con i problemi più importanti che affliggono i nostri preziosissimi fiumi. Invece di accanirsi sulle trote dei lanci, perché non vanno a multare gli allevamenti che rilasciano volontariamente o accidentalmente trote iridee che crescendo a dismisura si cibano di quelle autoctone…? Perché non si mettono all’uscita delle acque degli allevamenti pretendendo che siano della stessa qualità e purezza di quando la prelevano. Ci sono troppi allevamenti nei nostri fiumi che non solo inquinano ma ne modificano il corso e ostacolano la risalita. Perché non si riesce a censire gli scarichi ed obbligare depuratori dove necessario.
Perché nei pressi dei corsi d’ aqua non si vieta la coltivazione e conseguenti trattamenti fitochimici che percolato nelle acque?
Perché non si riesce più gestire correttamente apertura e chiusura di tratti di fiumi con creazioni di riserve ove si dà il tempo di ricrescita alla fauna ittica piuttosto che chiudere ampi tratti di fiume a uso e consumo di una sola categoria di pescatori, i quali tra l’altro si pregiano di influenzare anche il destino di tutte le altre categorie..?
Perché in occasione e/o previsione di grandi problematiche non si è mai così tanto inflessibili come per l’ultima domenica di febbraio..?
Faccio solo un esempio il fiume Clitunno è stato, (purtroppo stato) uno dei più importanti e stupendi corsi d’acqua da risorgiva del nostro territorio con una presenza importante di trote, gamberi, vaironi, risalita di anguille, lamprede e spinarole, lumachine e gamberetti tra le alghe che nutrivano i pesci più grandi e le freghe di riproduzione erano numerosissime.
Per anni e anni è stato massacrato, sterilizzato da scarichi della zona industriale di Campello e giù di lì senza che queste associazioni si mettessero a pressare, organizzare, denunciare, controllare, monitorare o multare trasgressori come in occasione dell’apertura di pesca.!!! Ora il Clitunno non è più neanche l’ombra di se stesso, la fauna decimata la flora in sofferenza e le acque (a dir poco) continuamente intorbidite.
Perché non ci si accanisce nei confronti dei prelievi di acque a scopi idroelettrici che hanno vandalizzato fiumi da salmonidi bellissimi come il Menotre, il Nera, il Vigi….??? Potrei continuare per ore ad elencare problemi ove sarebbe ben più giusto adoperarsi per il recupero e mantenimento delle nostre acque e sono sicuro che se coinvolti invece che maledetti anche i pescatori.. quelli sani… che sono la stragrande maggioranza potrebbero fare la loro parte…l’unione infatti è non la divisione fa la forza!