L’onorevole Virginio Caparvi, segretario Lega Umbria, insieme al consigliere regionale Valerio Mancini, il capogruppo Lega Spoleto David Militoni e Andrea Borgotti della Lega, hanno incontrato alcuni dipendenti della Ex Pozzi ora IMS Isotta Fiaschini. “Dal confronto è emersa tutta la stanchezza e la preoccupazione dei lavoratori che dal 2014 hanno visto chiudere i battenti della loro azienda – spiegano i leghisti – 160 persone non sanno nulla del proprio futuro lavorativo e nessuno si è mai degnato di informarli doverosamente. L’impegno che ho preso lo scorso
venerdì – specifica l’On. Caparvi – è quello di informarmi presso il Ministero dello sviluppo economico per quanto riguarda la proroga della cassa integrazione fino al mese di febbraio, pratica che sembrerebbe essere stata avviata e allo stesso tempo depositare un’interrogazione urgente in Commissione attività produttive rivolta al Ministro dello sviluppo economico, Stefano Patuanelli, per conoscere lo stato dei lavori rispetto a questo tavolo di crisi che vede nello stabilimento di Dongo, a Como, un ramo dell’azienda che si vocifera sia oggetto di interessamento da parte di una cordata cinese.
Chiederemo al Ministro se queste notizie corrispondono al vero, se e quali interlocuzioni ci sono state per creare delle reali opportunità di vendita e rilancio dell’azienda anche sul versante spoletino, visto il carattere di eccellenza che quest’ultimo ha rivestito negli anni, e quali misure voglia intraprendere per favorire la ripresa di queste importanti realtà produttive spoletine e, più in generale, per rivitalizzare l’intero settore metallurgico italiano. La definitiva chiusura della ex Pozzi – proseguono gli esponenti leghisti – rappresenterebbe l’ennesima perdita di un polo di eccellenza italiano e andrebbe ad incidere negativamente sull’intera economia di un territorio, quello spoletino, che ha già subito negli ultimi anni una crisi industriale senza precedenti. Non di
secondaria importanza il rischio di vedere a casa 160 persone che attendono con trepidazione di conoscere le sorti del complesso aziendale da cinque anni in bilico tra vendita e fallimento. Lo stabilimento di Santo Chiodo – concludono – è infatti chiuso da tempo e i macchinari non sono più sottoposti a manutenzione”.