“Testamento biologico e fine vita: questione aperte”: convegno promosso dall’Ufficio di pastorale della salute dell’Archidiocesi di Spoleto-Norcia. Sarà presente l’Arcivescovo.
“Testamento biologico e fine vita: questione aperte”. È il titolo del convegno che si terrà a Spoleto sabato prossimo, dalle 9 alle 13, presso il centro congressi dell’Albornoz Palace Hotel. L’evento è organizzato dall’Ufficio di pastorale della salute della diocesi di Spoleto-Norcia, col sostegno del medesimo ufficio della Conferenza episcopale italiana (Cei). Si cercherà di comprendere meglio la questione della dichiarazione anticipata di trattamento dal punto di vista giuridico (prof. Giovanni Doria, docente all’Università di Tor Vergata di Roma), medico-scientifico prof.ssa Maria Grazia Marciani (docente all’Università di Tor Vergata di Roma) e bioetico-pastorale (padre Paolo Benanti, TOR, docente Pontificia Università Gregoriana). Le conclusioni sono affidate a don Massimo Angelelli, direttore ufficio pastorale della salute della Cei. Modera Francesco Ognibene, editorialista del quotidiano Avvenire.
L’idea di questo convegno è nata dalla volontà dell’ufficio di pastorale della salute della diocesi di Spoleto-Norcia, guidato dall’avvocato Giorgio Pallucco, di offrire ai membri delle numerose associazioni di volontariato che svolgono servizio negli ospedali del territorio (Spoleto, Foligno, Terni), nell’Hospice di Spoleto, nel centro di riabilitazione intensiva neuromotoria di Trevi, nella struttura sanitaria specializzata, in particolare, nella riabilitazione di persone affetta da Sclerosi multipla di Cascia (che verrà riaperta nel pomeriggio di sabato prossimo dopo il sisma del 2016), ma anche di quelle persone che dedicano del tempo all’assistenza dei malati e dei disabili, un approfondimento sui contenuti della normativa in tema di testamento biologico alla luce del Magistero della Chiesa Cattolica. «È doveroso da parte della Chiesa – sostiene l’arcivescovo Renato Boccardo – continuare a sottolineare la sacralità della vita umana dal suo concepimento fino al suo termine naturale. Come comunità cristiana dobbiamo vivificare e motivare queste diverse forme di assistenza e accompagnamento alle persone malate e sofferenti, in un visione cristiana che riproponga in maniera convinta la dignità della vita umana. Per questo il convegno di sabato prossimo vuole essere la prima tappa di un cammino formativo che dia sostanza a questo grande patrimonio di solidarietà e di generosità».