Quanto ci si è battuti per il voto! Non parliamo delle battaglie per arrivare poi a quello delle donne. Ed ecco che quasi uno spoletino su 2 non va ad esprimere la sua opinione alle urne.
Al di là dei trionfalismi di chi ha vinto e delle giustificazioni di ha perso” non abbiamo saputo comunicare”, “accidenti non ci avete capito!” la riflessione più attesa sarebbe stata quella di chiedersi: ” Come mai il 48% non ha voluto s
Quanto ci si è battuti per il voto! Non parliamo delle battaglie per arrivare poi a quello delle donne. Ed ecco che quasi uno spoletino su 2 non va ad esprimere la sua opinione alle urne.
Al di là dei trionfalismi di chi ha vinto e delle giustificazioni di chi ha perso (“non abbiamo saputo comunicare”, “accidenti non ci avete capito!”), la riflessione più attesa sarebbe stata quella di chiedersi: ” Come mai il 48% non ha voluto sprecare neanche mezz’ora del proprio tempo per dire come la pensava?”.
“Piove governo ladro”, “qui è tutto un magna magna” locuzioni bollate come qualunquismo da bar improvvisamente forse spingono la metà degli aventi diritto a fare altro che prendere in mano una matita e fare la croce sul simbolo politico da cui si sentono rappresentati.
Forse invece gli astensionisti “c’hanno fatto proprio una croce” come si dice, stanchi di promesse, di bla bla bla elettorali, di tutto quel chiacchiericcio che scompare un attimo dopo lo spoglio delle schede fino alla prossima volta in cui ci sarà qualcuno da “convincere”.
Che brutta fine sta facendo la democrazia, non solo a livello nazionale, in cui può succedere che magari i candidati uno non sa neanche chi siano se non li ha visti in TV o sul web, ma nella politica locale: quella che ancora un minimo resisteva è crollata miseramente anche lei nel calderone del “politicamente inutile”.
Ho parlato con alcuni diciottenni per la prima volta al voto sperando che almeno loro comunicassero un minimo di entusiasmo, con quella beata ma fondamentale illusione di “provare a cambiare qualcosa”. Ma niente. Neanche loro hanno dato l’idea di crederci.
Forse sarebbe il caso di ragionarci su, di capire questo Movimento di maggioranza relativa degli Astensionisti in cosa non crede più, cosa può fare una Democrazia rappresentativa a “rappresentare” di nuovo qualcuno.
Restiamo in attesa che qualcuno risponda.
Francesco Ragni