La solitudine un grido di infelicità o libertà.
L’uomo è un’animale sociale .
Di sicuro questa affermazione ,specialmente negli ultimi anni, ha perso un bel po’ di valore.
Oramai è subentrata nelle case di tutti quanti una disconnessione sociale conosciuta anche come solitudine .
Così come ogni cosa anche la solitudine però si porta dietro un bel bagaglio di stereotipi: c’è chi la vede come il male supremo chi invece come un attimo di silenzio dove ci si perde e si sente riecheggiare il passato e vedere invece i primi sprazzi del proprio futuro. Di fronte alla realtà spoletina si sente forte e chiaro questo grido silenzioso che accompagna non solo gli anziani ma anche i giovani.
Conseguentemente a ciò i ragazzi diventano quindi destinatari di una società che mira a condannare le brave persone alla solitudine e che li ha etichettati troppe volte come “corpi vaganti “ perché occupati a destreggiarsi tra frivole chiacchierate e telefonino .
Ma quasi come sempre si rimane sulla riva e non ci si addentra nei meandri per capire che alla fine quello che i ragazzi indossano sono solo maschere .
Maschere che raccontano mille vissuti e che portano il segno di una solitudine che riesce a tingersi di mille colori solo quando mette in luce l’originale che c’è in noi .
Ecco quindi che per risollevare l’anima spoletina fatta, non solo di bellezze artistiche, ma anche del vociferare e dei sorrisi di queste nuove generazioni il Comune con l’aiuto di altri enti, se vi è bisogno, dovrebbe cercare di risvegliare questo filo rosso che accomuna la nostra città.
Martina Giovannetti
Stupenda oltremodo. È bello vedere che alcuni giovani hanno una marcia in più. Complimenti
Brava anzi bravissima hai centrato in pieno il problema di questi giovani.
Grande Martina sei stata stata fantastica come sorella e come redattrice.
Il futuro non è più quello di una volta.