Luca Marinelli: una grande lezione di umiltà

Luca Marinelli: una grande lezione di umiltà

Luca Marinelli è uno dei più famosi attori italiani. Celebre per ruoli iconici come Mattia ne “La solitudine dei numeri primi”, lo Zingaro ne “Lo chiamavano Jeeg Robot” e Pietro nel pluripremiato “Le otto montagne” dal romanzo di Paolo Cognetti, è arrivato a Spoleto per presentare la sua prima regia. Luca Marinelli ha diretto infatti Fabien Jung nel testo teatrale ‘Una relazione per un’accademia’, tratto dal racconto dello scrittore boemo Franz Kafka pubblicato nel 1917. Due imperdibili appuntamenti per il pubblico del Festival, in uno spazio suggestivo come quello dell’Auditorium della Stella ma forse troppo sacrificato di fronte all’incredibile numero di persone che avrebbero voluto assistere allo spettacolo ma non hanno trovato il biglietto. Un testo complesso, una riflessione profonda sulla ricerca della libertà come necessità, una discesa nella grottesca vicenda di una scimmia dotata di mètis che si salva dalla schiavitù diventando più umana degli umani.
Luca Marinelli ha frequentato Spoleto molti anni fa quando era allievo dell’Accademia “Silvio D’Amico”, già da allora lo accompagnava l’idea di mettere in scena questo testo. All’inizio forse pensava di farlo come attore, poi ha immaginato un monologo a due voci, poi si è messo dietro le quinte ed ha lasciato la scena al bravissimo attore tedesco Fabien Jung. Rari sono gli attori che avrebbero dimostrato una simile generosità, soprattutto in un momento così favorevole per la sua carriera.
Luca Marinelli ha trascorso l’ultimo mese a Spoleto, dove ha trasformato uno scheletro di possibilità registiche in uno spettacolo lucido e molto complesso che fa onore alla grande opera kafkiana. La sera della prima Luca si è seduto tra gli spettatori e alla fine della rappresentazione si è reso disponibile alle interviste e alle foto. Domenica mattina l’attore romano è stato poi intervistato al Giardino del Festival e, anche qui, si è messo in secondo piano per valorizzare la pièce teatrale e, soprattutto, la grande esperienza attoriale di Fabien Jung. Nessun atteggiamento divistico, un sorriso timido e due splendidi occhi chiari che hanno incantato il pubblico, non solo femminile. L’attore è stato poi visto la sera in piazza del Mercato con il suo cagnolino, immerso nello spirito più autentico del Festival, quello di una città che brilla finalmente di luce propria ed è animata da migliaia di presenze. Nessuna festa vip, nessun atteggiamento snob, ma l’umiltà di un artista nobile d’animo e puro di cuore come il suo Milton de “Una questione privata” dal romanzo di Fenoglio.

Lucia Romizzi