Laetitia Casta incanta Spoleto sulle note di Clara Haskil
Era nata a Bucarest nel 1895 da una famiglia ebrea. Quando aveva tre anni sapeva ripetere al pianoforte qualsiasi melodia. Uno zio che ne intuisce le potenzialità, ma forse un po’ morboso, strappa la piccola Clara Haskil alle braccia della madre e delle due sorelle per farla studiare piano tra Vienna e Parigi. Una grave malattia durante l’adolescenza e le persecuzioni razziali della Seconda guerra mondiale impediscono alla pianista di emergere sul panorama internazionale. Clara Haskil dovrà affidarsi tante, troppe volte alla munificenza privata per sopravvivere. Solo verso i 60 anni sarà baciata dalla fama.
Il grande Charlie Chaplin dichiarerà di aver incontrato nella sua vita tre geni, Albert Einstein, Winston Churchill e Clara Haskil, e sicuramente non lo avrà detto a caso. Se Einstein e Churchill sono ancora oggi figure che appartengono all’immaginario collettivo, Clara invece l’abbiamo dimenticata rapidamente, solo un trafiletto per la sua morte avvenuta nel 1960 in seguito alla caduta dal predellino di un treno.
È solo grazie al commovente spettacolo di Laetitia Casta, presentato al Caio Melisso il 2 e il 3 luglio, che anche il pubblico italiano ha avuto modo di conoscere la vicenda della grande pianista rumena.
Con abiti severi, su uno sfondo essenziale, la famosa attrice e modella francese, mai così brava, interpreta Clara e, al tempo stesso, una ventina di personaggi del suo mondo. L’accompagna al pianoforte la meravigliosa Isil Bengi, discreta presenza che reinterpreta il miracolo musicale di Clara.
Lo spettacolo all’inizio disorienta lo spettatore, che magari non immagina l’interpretazione in francese (sottotitolato)!, poi però la magistrale interpretazione di Laetitia Casta cattura il pubblico, trascinandolo nei fasti della Belle Epoque, nell’orrore delle due guerre mondiali, nei corridoi asettici dell’ospedale, nelle misere stanze d’albergo e, prima ancora, nell’anima frammentata e inquieta di Clara Haskil.
L’incantesimo si compie. Dieci minuti di applausi a scena aperta. Una Laetitia gioiosa e solare che condivide la scena con tutta la compagnia. E una certa malinconia perché ancora una volta una grande protagonista dell’arte del Novecento sarebbe rimasta una perfetta sconosciuta se non ci fosse stato uno spettacolo a ricordarne il castigato ma preziosissimo passaggio sulla scena musicale e culturale.
Lucia Romizzi