“Atene contro Melo”: la riflessione di Baricco sulla democrazia

“Atene contro Melo”: la riflessione di Baricco sulla democrazia

In una piazza Duomo mai così bella, un’orchestra di 100 violoncelli, con uno straordinario Stefano Sollima solista, si presenta come incredibile quinta teatrale e, al tempo stesso, eco e frastuono di guerra grazie alla magistrale direzione del maestro Enrico Melozzi. La voce di Gabriele Vacis si accomoda sul palcoscenico e ci avvicina alla storia rappresentata.
Nel V secolo a.C. Atene, la città che ha inventato la democrazia, è in guerra contro l’aristocraticissima Sparta, per la quale l’arte militare è esercizio quotidiano. Saranno 27 anni densi di eventi sanguinosi tra cui la poco nota ribellione degli abitanti dell’isola di Melo ad Atene, leader della Lega delio-attica. C’è un margine per le trattative, in fondo quella greca è una civiltà fondata sul lògos e Melo vuole soltanto restare neutrale in una guerra che non è la sua. Al termine del confronto tra ambascerie nemiche però Atene si toglierà la maschera di regina della democrazia per restare nuda nella sua vera essenza, quella di brutale padrona di un impero. Melo sarà distrutta, i suoi abitanti maschi uccisi, le sue donne e i suoi bambini fatti prigionieri. Il dominio di Atene sarà ristabilito ma gli altari della città saranno tinti indelebilmente di sangue innocente.
Se l’interpretazione di Gabriele Vacis è forse imperfetta nel rendere lo stile graffiante del testo di Baricco, che fa da cornice alla voce di Tucidide, le splendide Valeria Solarino e Stefania Rocca, che danno voce alle due ambasciate, conferiscono al dramma la maestà di una tragedia greca.
Alessandro Baricco saluta il pubblico alla fine, quando sembra però che gli applausi siano rivolti più alla suggestione della coreografia e delle luci, al fitto ensemble di violoncelli, alle bravura degli interpreti che al testo in sé. Un testo che, lo ricordiamo, ha una fortissima valenza politica perché dietro la prepotente leadership di Atene sulle isole dell’Egeo non è difficile riconoscere la politica imperialistica che da decenni gli Stati Uniti portano avanti con ogni mezzo sotto l’egida della democrazia.
E la strada possibile alle sbavature reazionarie della democrazia Baricco la mostra solo negli ultimi dieci minuti del testo, nel racconto di un’altra rivolta, quella di Mitilene, e di una nave che insegue un’altra per bloccare l’ordine di morte che la prima portava. Perché è sempre possibile scegliere e, se l’esperimento democratico di Pericle è stato imperfetto, noi uomini del XXI secolo dalla storia dovremmo imparare e smettere di vedere nella guerra l’unica soluzione possibile.

Lucia Romizzi

2 Responses

  1. Non sono assolutamente d’accordo su questo commento:
    “Se l’interpretazione di Gabriele Vacis è forse imperfetta nel rendere lo stile graffiante del testo di Baricco, che fa da cornice alla voce di Tucidide, le splendide Valeria Solarino e Stefania Rocca, che danno voce alle due ambasciate, conferiscono al dramma la maestà di una tragedia greca.”

    Io penso invece che l’interpretazione di Gabriele Vacis era perfetta come voce narrante, esattamente come mi immagino l’avrebbe letta lo stesso Baricco, mentre la voce dell’ambasciata ateniese interpretata da Valeria Solarino era assolutamente fuori contesto, troppo velocemente e inutilmente aggressiva per essere dalla parte di chi è potente di suo e, soprattutto, poco corrispondente all’immagine classica di un antico greco abituato al dibattito.

  2. Complimenti Lucia!!!
    Il tuo stile incisivo, gradevole, incalzante , preciso mi affascina, mi cattura , ogniqualvolta mi accada di incontrare un tuo scritto!
    Grazie, perché spesso mi fai da guida , in questo dedalo affollato e confuso che è , oggi, l’editoria!
    Chissà quanti, come me, ti ringrazieranno!!!

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