Una pagina triste per il mondo della cultura.
Cormac McCarthy ci ha lasciato. Aveva 89 anni ed era considerato il più grande scrittore americano dopo Hemingway. Non una cosa da poco per un uomo che ha affrontato sempre temi scomodi, rileggendo il mito della frontiera e mostrando la realtà della provincia americana in maniera cruda e duramente realista.
Per me Cormac McCarthy sarà per sempre legato ad uno dei più bei romanzi mai letti, “The road”, uscito nel 2006. Ne esiste anche una interessante trasposizione cinematografica (2009), protagonista un grande Viggo Mortensen, purtroppo adeguatamente occultata nei canali della distribuzione.
“The road” racconta il mondo alla fine del mondo, ci proietta nell’universo distrutto all’indomani di una catastrofe non meglio precisata. Il cibo scarseggia e gli uomini hanno dimenticato qualsiasi valore, la lotta per la sopravvivenza è feroce e “homo homini lupus”, per dirla con Thomas Hobbes. Il sangue scorre a fiumi, non potrebbe essere diversamente in una società ridotta alla lotta per la vita. Ottocento anni fa qualcun altro ha descritto un mondo che si stava sgretolando per effetto di un tragico morbo, quel morbo era la peste che uccise in Europa trenta milioni di persone, era il Trecento e quello scrittore era il Boccaccio del Decameron.
McCarthy non immagina una nuova pestilenza ma un’apocalisse di altra natura. I tempi cambiano, la prospettiva non è in fondo lontana anche se Boccaccio il peggiore dei mondi possibili lo ha vissuto e McCarthy solo immaginato.
E nel peggiore dei mondi possibili, nella distopia più nera e bieca, si muove un carrello lungo sentieri impervi. Lo spingono un padre ed un figlio bambino, nel carrello ci sono i loro pochi beni, ogni giorno potrebbe essere l’ultimo. I due viaggiano verso Sud, stanno cercando il mare, cercano una favilla che possa dare loro la possibilità di sopravvivere e di vivere. Conservano ancora un briciolo di umanità ma sarà per loro difficile combattere quotidianamente contro le insidie del presente.
Mc Carthy il futuro l’ha visto e l’ha visto senza alcuna risorsa energetica e tecnologica, con l’uomo ridotto ad uno stadio di natura per cui spesso “più che ‘l dolore” potrà ” ‘l digiuno”. Ma in questo buio di tenebra ad un certo punto sembra di poter cogliere la luce tenue di una speranza che non inganna…
Cormac McCarthy ha pubblicato da poco “Il passeggero’, a settembre uscirà la seconda parte, “Stella Maris”. Leggendo le prime pagine del nuovo libro di questo grande maestro ne riconosco lo stile asciutto e brutale ma anche la complessità dei livelli narrativi, che ci avvicinano ad un mondo senza Dio ma spiegato a tratti dai principi della fisica quantistica che da sempre ha affascinato McCarthy.
Cari lettori, care lettrici, non esimetevi e correte a leggere i libri di Cormac Mc Carthy, sempre che non vi terrorizzi il ricordo del killer psicopatico coi capelli a caschetto del film “Non è un paese per vecchi”, ispirato appunto ad un libro dell’autore. Quel killer psicopatico era magistralmente interpretato da uno Xavier Bardem in stato di grazia e ci faceva pericolosamente riflettere sul ruolo delle armi nella nostra società in cui l’esistenza è tenue filo di ragnatela che ogni vento può spazzare.
Grazie, Cormac McCarthy, per avere rivoluzionato la letteratura americana.
Grazie per la tua fotografia del mondo che arriverà.. Grazie per averci mostrato “La strada”.
Lucia Romizzi