Fernando Aramburu, “Patria”, casa editrice Guanda
Se negli ultimi anni le cronache si sono riempite di attentati organizzati dai terroristi islamici, non dobbiamo dimenticare che sono stati numerosi i gruppi terroristici attivi in Europa dopo la Seconda guerra mondiale. E Fernando Aramburu, uno fra i più famosi scrittori spagnoli contemporanei, ha il merito indiscusso di ricordarci delle tremende azioni compiute dall’Euskadi Ta Askatasunatra. Meglio nota con l’acronimo di ETA, questa organizzazione terroristica di stampo nazionalista promosse numerose azioni tra il 1958 e il 2017, anno del suo definitivo disarmo, lottando per l’indipendenza dei paesi baschi dalla Spagna.
Aramburu racconta la storia di due famiglie, una vittima di un attentato da parte dell’ETA, l’altra che ha espresso invece uno dei giovani combattenti dell’organizzazione, combattente sostenuto da una madre cieca e fanatica ma male tollerato dagli altri membri della famiglia.
Lungo un arco di tempo di alcuni anni, assistiamo allo svolgersi delle vite dei membri delle due famiglie. Ci emozioniamo per i loro amori e per le loro sofferenze, ne condividiamo la quotidianità, li seguiamo nei loro inferni privati. Scopriamo progressivamente che, grazie alla meschina propaganda dell’ETA e alle simpatie della popolazione civile e della Chiesa per questi (presunti) patrioti, le vittime finiscono per essere isolate, emarginate, disprezzate, in una silente guerra senza armi che si combatte nella vita quotidiana.
Serve prendersi un po’ di tempo per leggere questo romanzo, non solo perché si tratta di una realtà politica e sociale a noi poco conosciuta ma perché interrogarci sui concetti di colpa, innocenza e perdono richiede tempo. Tanto più per noi che fino in fondo i conti con gli ‘anni di piombo’ non li abbiamo mai fatti. Una scia di sangue innocente serpeggia nel nostro presente senza che possa ormai avere giustizia.
Lucia Romizzi