Spoleto, contestati Tesei e Zaffini per la chiusura del Punto nascita

Riceviamo da Casa Rossa e pubblichiamo integralmente

La manifestazione di ieri 14 dicembre a un mese di distanza dal corteo di protesta del 13 novembre, conferma che la città ha un riferimento forte per continuare la battaglia per la riapertura di tutti i reparti del San Matteo e garantire così la sanità pubblica nel territorio Spoleto Valnerina.

I Comitati hanno dato voce alla città e hanno mandato un messaggio inequivocabile alla Presidente della Regione Tesei e al Presidente della Commissione sanità del senato, Zaffini

Quello che succede a Spoleto è la conseguenza della aziendalizzazione della salute pubblica.

Aziendalizzare significa, subordinare la salute ai bilanci delle ASL riducendola a merce.

E’ un processo iniziato 30 anni fa che ha subito una accelerazione con l’arrivo del Covid, utilizzato come cavallo di Troia per arrivare a cancellare servizi fondamentali, non solo ospedalieri, nei territori.

I tagli alla sanità pubblica per miliardi di euro sono conosciuti da tutti, sono la conseguenza delle scelte neoliberiste messe in campo dai governi di ogni colore nel XXI secolo.

Ai governi regionali spetta il compito di applicare questa ricetta nelle zone di loro competenza.

La Giunta Tesei ha così avuto il compito politico di farlo in Umbria e tra i provvedimenti messi in campo spicca quello della riduzione dell’ospedale di Spoleto a un ricovero, sottraendogli, l’Urgenza Emergenza, il Punto Nascite, la Pediatria, l’intensiva UTIC e un Pronto soccorso che soccorra e curi.

L’operazione è partita con la chiusura dell’ospedale di Spoleto per trasformarlo in ospedale Covid. Scelta non casuale ma studiata e volta a preparare le mosse successive.

L’hanno potuto fare, perché Spoleto non ha rappresentanza politica nella Regione, perché Spoleto è un territorio economicamente fragile e non ha perciò poteri forti che si spendano per i propri interessi.

L’hanno potuto fare perché ci sono interessi di varia natura che convergono su questa scelta, come la bocca cucita della maggioranza silenziosa di governo della città di Spoleto dimostra.

L’hanno fatto con un escamotage, con un trucco. Gli ospedali di Spoleto e Foligno sono “diventati” il “Terzo Polo ospedaliero” dell’Umbria. Ma la “sede distaccata” di Spoleto è ridotta a ricovero e astanteria, l’Emergenza Urgenza, il Punto nascite, la pediatria, l’intensiva, gli interventi di Pronto soccorso si fanno a Foligno.

“Ma la popolazione di Spoleto non si preoccupi” l’Ospedale “Terzo Polo” è uno ed è per tutti!!!

Peccato che il San Matteo disti 35,500 Km dal San Giovanni Battista, Norcia 70 Km e Cascia 85.

Se ne sono fregati che il nostro territorio è disagiato, montuoso, terremotato, di quanto ci costerà stare vicini ai nostri malati, ai figli che nascono, del tempo che occorre per arrivare lontano, che quando si parla di soccorso è sempre e solo sicurezza; sicurezza negata nel nostro caso.

L’hanno fatto con ipocrisia. Il governo Regionale della Tesei è l’esecutore materiale delle politiche neoliberiste e nelle loro argomentazioni un tema centrale è la buona efficienza del servizio. Ebbene dai loro dati sappiamo che a Spoleto Valnerina nascevano negli ultimi due anni che l’ospedale è stato aperto per l’intero anno (anni 2018 e 2019), circa 350 bambini ma che al San Matteo nascevano più di 500 bambini, indice certo (e risaputo) questo, di qualità, sicurezza, innovazione, che attraeva famiglie sia dal resto della Regione, che da fuori Regione. Neanche questo hanno considerato, non gli è fregato niente.

E non gliene frega niente anche ora, stando alle dichiarazioni rilasciate ieri (14 dicembre) dal Senatore Zaffini a RAI 3 che blinda il pacchetto “Terzo polo”.

Si sono asserragliati dietro a questo Piano scellerato, mandanti, esecutori e complici.

Spoleto però può contare sulla sua popolazione che per difendere il proprio diritto alla salute e la propria dignità non farà un passo indietro e proseguirà nella protesta.