Alla scoperta della prima regista italiana
Nella Napoli di inizio Novecento, nelle lussuose sale delle gallerie Liberty, si inizia a parlare del miracolo che arriva da Parigi: il cinematografo. Poveri e signori fanno la fila per assistere alle prime rappresentazioni ed escono estasiati dalle immagini mute che sembrano uscire dalla pellicola. Così succede anche ad Elvira Coda, che ha 27 anni e lavora nella piccola bottega del padre. L’incontro con Nicola Notari darà avvio ad un lunghissimo sodalizio, sentimentale e artistico. In origine coloratrice di pellicole ma sempre più consapevole delle potenzialità del nuovo mezzo, Elvira scriverà i suoi primi film, che presenteranno la Napoli del suo tempo, mostreranno lo squallore e la grandezza di una città labirintica, violenta e accogliente al tempo stesso. Racconterà di donne sofferenti, umiliate, abbandonate, darà voce agli ultimi, ritrarrà i monelli per strada, animata da una chiara volontà di denuncia sociale.
Porterà sulla scena il primo attore bambino della storia del cinema, suo figlio, e fonderà una casa di produzione, in cui coinvolgerà tutti i membri della sua famiglia. Lotterà con le unghie e con i denti quando, in epoca fascista, la capitale del cinema italiano sarà spostata a Roma. Si opporrà senza risultati alla brutale censura di Mussolini, disturbato dal realismo dei suoi film, non interessato minimamente ai drammatici problemi di Napoli ma, al tempo stesso, intenzionato a darne ‘fuori’ una immagine stereotipata, “o’ paese d’ o’ sole”.
Elvira Coda Notari è la prima regista italiana, dimenticata perché il fascismo ne cancellò la memoria. Una donna ribelle ed emancipata che sacrificò tutto al proprio progetto professionale, anche una figlia. Una donna a cui la giornalista Flavia Amabile ha restituito luce, in un romanzo biografico che celebra al contempo la ricerca di libertà di questa donna e la magia senza tempo di una città come Napoli.
Lucia Romizzi