Un’altra notte magica, quella vissuta dal pubblico di Piazza Duomo sotto lo sguardo benevolo della Rocca Albornoziana. ll palco si accende e per un quarto d’ora quattro eccezionali musicisti incantano la platea, con ritmi jazz tinti di note variopinte. Sono gli americani John Beasley al pianoforte e Terron Gully alla batteria, e i brasiliani Itaiguara Brandao e Romero Lubambo rispettivamente al basso e alla chitarra.
La sintonia della band è percepibile a pelle, il pubblico resta con il fiato sospeso. Si’, perché lì sul palco c’è Romero Lumambo, uno dei più grandi chitarristi jazz al mondo e questo chitarrista suona senza plettro, guarda il pubblico negli occhi trasmettendogli un’emozione senza tempo. Quella delle sale da ballo degli anni anni Venti, spazzate via dalla Grande Depressione. Quella dei locali fumosi dove il jazz era requie temporanea al male del presente e proiezione delicata in un altrove immaginario.
Passano i minuti. Poi arriva Lei, la regina della serata, Dianne Reeves, che conquista subito la scena con una voce suadente e raffinata.
Dianne è nata in Michigan, è cresciuta nella Detroit avvolta dalla spessa corte dei fumi delle fabbriche, ma la musica ce l’ha nel sangue: tutti nella sua famiglia suonano e la sua carriera è stata rapida e folgorante.
In Piazza Duomo Dianne duetta con un monumentale Romero, la band accompagna magistralmente la splendida vocalist jazz, il pubblico si scalda, in un crescendo che evoca atmosfere swing, note africane, echi latini.
Dianne sorride, la sua è un’energia contagiosa e la sua voce incredibile nelle sue modulazioni. In ogni modo l’artista invita il pubblico a seguirla, anche nelle melodie meno conosciute, perché vuole che la gente si diverta con lei e come lei. Ci piace immaginare che, nascosto nella piazza, potesse idealmente essere presente quel George Clooney, che nel 2005 ha scelto proprio Dianne per la colonna sonora del suo raffinatissimo film in bianco e nero “Good Night, and Good Look”, e che ha contribuito alla sua notorietà presso il grande pubblico. Scende la notte e le note si accompagnano all’odore del gelsomino. Al momento dei saluti Dianne ha già tolto da un po’ i suoi sandali-gioiello e scende dal palco, sollevando le braccia vestite di veli bianchi con la leggiadria di una farfalla e con l’umiltà di una vera artista, che ha sempre tenuto i piedi per terra. Un’artista completa a cui non servono i mules luccicanti per splendere nel firmamento delle regine del jazz.
Lucia Romizzi