L’Arcivescovo ai presbiteri e ai fedeli: «Le energie profuse nei reciproci attacchi sono sottratte all’annuncio del Vangelo e alla carità. La sanificazione delle relazioni comincia dalla lingua: più silenzio, più preghiera, più ascolto e servizio e meno mormorazioni, meno passione per le polemiche sterili e per gli sfoghi risentiti».
L’8 dicembre p.v. l’Arcivescovo ordinerà presbiteri i diaconi don Salvatore Ficarra e don Luca Gentili
Nel tardo pomeriggio di mercoledì 13 aprile 2022 nella Basilica Cattedrale di Spoleto l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo, insieme a tutti i presbiteri, diocesani e religiosi, ha presieduto la Messa Crismale. Questa celebrazione sottolinea l’unità della Chiesa raccolta intorno al proprio Pastore; in questa Messa vengono consacrati gli Oli Santi (il Crisma, quello dei Catecumeni e quello degli Infermi) e i presbiteri rinnovano le promesse fatte nel giorno della loro ordinazione. La liturgia è stata animata dalla corale diocesana diretta da Mauro Presazzi, con all’organo Angelo Silvio Rosati. Il servizio all’altare è stato curato dai seminaristi e da un bel gruppo di ministranti, coordinati dal cerimoniere arcivescovile don Pier Luigi Morlino.
L’Arcivescovo ha ricordato quei sacerdoti che in questo anno ricordano un particolare anniversario: don Sebastiano Urumbil, parroco di Vallo di Nera; 25 anni; mons. Eugenio Bartoli, parroco di Strettura di Spoleto e presidente del Centro di Solidarietà “don Guerrino Rota”, 50 anni; mons. Oreste Baraffa, priore emerito di Trevi, 55 anni; padre Mario Di Quinzio, degli Agostiniani di Cascia, e padre Angelo De Sanctis, dei Passionisti della Madonna della Stella, 60 anni; mentre con gratitudine è stata fatta memoria di quei presbiteri tornati alla Casa del Padre: mons. Giampiero Ceccarelli, don Guerrino Conti, padre Giorgio Giamberardini dei Passionisti.
I cinque verbi per essere “generativi”. Nell’omelia mons. Boccardo, rivolgendosi ai “suoi” presbiteri e con essi a tutte le comunità, ha elencato alcuni atteggiamenti necessari per essere “generativi”, che si declinano in cinque verbi. «Innanzitutto – ha detto – occorre desiderare. La situazione attuale ci richiede un passaggio decisivo nella forma di esercizio del ministero: da un sacerdote mediatore del sacro che si pensa come guida solitaria a un prete in un ordine presbiterale che non può pensarsi isolato, ma sempre inserito in uno stile di comunione e collaborazione. Le energie profuse nei reciproci attacchi sono sottratte all’annuncio del Vangelo e alla carità. La sanificazione delle relazioni comincia dalla lingua: più silenzio, più preghiera, più ascolto e servizio e meno mormorazioni, meno passione per le polemiche sterili e per gli sfoghi risentiti». Poi, mons. Boccardo ha parlato di concepire: «Può essere frutto soltanto di un atto d’amore! Generare la Chiesa è un gesto di passione, di amore tenero e forte, di incontro che esige attesa vigile, pazienza, parola, silenzio, fedeltà quotidiana e seria. Si può concepire solo dentro un disegno comune, con il desiderio di costruire una storia insieme. Per generare bisogna parlare ciascuno la propria Iingua capendo quella deII’altro. Nessuno perde la sua identità, ma genera nuove storie di vita, apre orizzonti di speranza». Il terzo atteggiamento delineato dal Presule è il mettere al mondo: «Auguro a ciascuno di voi di saper mantenere vivo il ricordo dei giorni in cui il ministero vi ha dato gioia profonda per aver trasmesso fiducia e speranza, quando avete donato la pace nel sacramento della Riconciliazione, asciugato qualche lacrima, riempito una casa della parola che rincuora, distribuito una carezza che consola, quando avete dato un pane ad un povero. Ricordiamolo: noi siamo amministratori e non creatori della vita, servi nel ministero e non padroni del gregge». La quarta azione è il prendersi cura: «Tutti dobbiamo imparare sempre di nuovo ad amare questa nostra Chiesa, e non solo il nostro orticello, ad amarla insieme, di un amore folle, senza calcoli meschini. “Prendersi cura” è la forma eminente della carità pastorale, è il cuore del pastore, è la gioia di una comunità che beve alla sorgente fresca e zampillante, è la grazia di una parrocchia che sprigiona attorno a sé fascino e bellezza. “Prendersi cura” è il luogo della maturità umana del prete, della sua crescita spirituale, della serenità del dono, della tenerezza delle relazioni». E infine l’ultima azione è il lasciar andare: «Generare vuol dire lasciar partire, scoccare, con l’arco della nostra carità, la freccia che entra nel futuro! La Chiesa “non è mia, non è nostra, ma è del Signore!”, diceva Papa Benedetto XVI. Chi è pastore così, chi “Iascia andare”, genera vita cristiana e fecondità umana attorno a sé».
Due nuovi presbiteri saranno ordinati da mons. Boccardo. Al termine della Messa, prima della benedizione finale, l’annuncio dell’Arcivescovo: «L’8 dicembre prossimo, solennità dell’Immacolata Concezione della Vergine Maria, avrò la gioia di ordinare presbiteri i diaconi don Salvatore Ficarra e don Luca Gentili».