Piano sanitario: dall’assemblea dei sindacati a Spoleto la richiesta di partecipazione

È una forte richiesta di partecipazione e di democrazia quella che emerge dall’assemblea organizzata da Cgil, Cisl e Uil dell’Umbria a Spoleto, presso il complesso monumentale di San Nicolò, per parlare del nuovo Piano socio-sanitario regionale e ascoltare i bisogni e le tante criticità di un territorio vasto e variegato, che comprende Foligno, Spoleto, la fascia appenninica e la Valnerina. Un’assemblea – con circa 70 persone in presenza, nel rispetto delle normative anti-covid, e altre collegate in diretta streaming – che si è trasformata in un confronto diretto tra sindacato e amministratori locali, grazie ai tanti interventi dei sindaci del territorio (Foligno, Spoleto, Spello, Trevi) che hanno tutti rimarcato il bisogno di aprire finalmente una fase di vera partecipazione alle scelte sul futuro della sanità sul territorio.
Tanti i temi affrontati nel corso della discussione, su tutti il nodo decisivo delle mancate assunzioni stabili (delle 1150 previste nell’accordo siglato nel 2020 ne sono state fatte un’ottantina) che non consentono – a 24 mesi dall’inizio della pandemia – di uscire dall’emergenza continua, fatta di interruzioni di prestazioni, di spostamento di professionisti da una parte all’altra della regione, di liste d’attesa che continuano ad allungarsi e costringono i cittadini (in particolare delle aree interne) a lunghi viaggi per effettuare esami e interventi. E ancora, di perdita di professionalità importanti, a vantaggio di altre regioni che nel frattempo hanno invece effettuato assunzioni a tempo indeterminato.
Grande attenzione è stata posta poi sul tema delle risorse (del Pnrr e non solo) e della loro gestione. Case e ospedali di comunità devono, secondo i sindacati, rappresentare una priorità assoluta per una sanità più vicina alle persone. Ma bisogna evitare il rischio di costruire “cattedrali nel deserto”, perché in assenza delle professionalità necessarie a farle funzionare, anche queste strutture sarebbero destinate a restare scatole vuote.
Rispetto al Piano socio-sanitario pre-adottato dalla giunta regionale ci sono dunque diverse criticità: intanto la genericità dello stesso, che nelle 80 pagine di testo non entra nel merito delle questioni ed è vago, ad esempio, rispetto ad una partita decisiva come il rapporto con il privato. Su questo tema sono stati molteplici i richiami (da parte di operatori, sindacalisti, ma anche amministratori) al rischio che le inefficienze e le mancanze del sistema pubblico finiscano per favorire – come avvenuto in questi due anni di pandemia – il privato, che però la maggior parte della popolazione non può permettersi. Infine, non convince l’idea di organizzazione della sanità umbra che il piano della giunta regionale delinea: un’organizzazione verticistica e aziendalista, che, dietro lo slogan della semplificazione, nasconde un allontanamento dai territori e quindi dai cittadini. Un’idea che sembra palesare “una mancanza di conoscenza della regione, delle sue caratteristiche e delle sue diversità”.
“Con l’assemblea di oggi – hanno chiarito i tre segretari generali di Cgil, Cisl e Uil dell’Umbria, Vincenzo Sgalla, Angelo Manzotti e Maurizio Molinari – avviamo un percorso di ascolto e partecipazione sui territori che finora è mancato. Dare voce a lavoratrici e lavoratori della sanità, dare voce alle cittadine e ai cittadini di tutta l’Umbria, in dialogo con le amministrazioni locali, per raccogliere le esigenze che emergono sul territorio è a nostro avviso fondamentale per poter arrivare ad una riforma della sanità che sia pubblica, universale e davvero vicina alle persone. È chiaro che – hanno concluso Cgil, Cisl e Uil – questa richiesta di partecipazione, che c’è ed è forte, deve trovare ascolto da parte della Regione. La vertenza aperta da Cgil, Cisl e Uil dell’Umbria vuole garantire questo largo coinvolgimento”.