Ecco il testo della mozione presentata dal Consigliere Comunale Sergio Grifoni della lista Obiettivo Comune:
Il sottoscritto Consigliere Comunale presenta la seguente Mozione Consigliare con l’auspicio di una celere discussione.
“Il Consiglio Comunale di Spoleto
RICORDATO
- Come la così conosciuta fabbrica delle “Cementerie”, sia stata nel tempo, remoto e recente, una realtà industriale ed occupazionale di elevata consistenza qualitativa e quantitativa, tanto da rappresentare un sicuro sostentamento per centinaia e centinaia di famiglie, unitamente all’indotto che la stessa ha sempre prodotto;
- Come, dopo la gestione Cemitaly del Gruppo Caltagirone, la stessa sia diventata nel 2018 Italcementi Heidelberg, potendo contare su 87 dipendenti diretti e 124 lavoratori di indotto, ereditando altresì una capacità produttiva di circa 350.000 ton di cemento;
- Che il medesimo Gruppo Italcementi, nell’aprile del 2019, vendeva l’azienda alla propria partecipata Colacem di Gubbio, diventando così Spoleto Cementi srl. Passaggio questo che ha gradualmente portato alla riduzione di personale lavorativo, per lo più trasferito nello stabilimento eugubino, ed alla perdita di clienti, tanto da far scendere drasticamente la produzione a 211.000 ton di cemento.
RICORDATO ALTRESI’
- Che lo stabilimento spoletino ha sempre usato come materiale di base la breccia ricavata dalla cava di S. Chiodo, e questo grazie all’apposita convenzione con la Regione dell’Umbria e con il Comune di Spoleto;
- Che la breccia anzidetta veniva lavorata nell’alto forno aziendale, diventando un semilavorato (Clinker), per poi passare al Centro di Macinazione, al fine di diventare cemento come prodotto finito.
RAMMENTATO
- Che la Colacem, nel 2019, ha deciso di spegnere il su richiamato forno, interrompendo così la fase di produzione del clinker, lasciando di contro funzionante solo il Centro di Macinazione. Taglio produttivo questo che ha portato ad una corposo licenziamento di ben 44 dipendenti (gran parte in giovane età) a causa delle ridotte necessità produttive;
- Che allo stato attuale anche il Centro di Macinazione è in completa chiusura con i rimanenti 27 dipendenti in stato di esubero e con probabile loro collocazione in prepensionamento, trasferimento presso lo stabilimento di Gubbio, licenziamento incentivato.
PRESO ATTO
Che alla luce di quanto sopra, mentre lo Stabilimento va verso la dismissione, la Colacem manterrà comunque il suo diritto di escavazione nella cava di S. Chiodo, compresa la possibilità di smaltimento del materiale calcare giacente in magazzino, non idoneo per la cottura, ma particolarmente appetibile per lavori di sottofondo stradale.
p.t.q.s.
IMPEGNA
Il Sindaco di Spoleto e l’Amministrazione Comunale a:
- Attivarsi immediatamente affinchè, di concerto con la Regione dell’Umbria e con gli Organismi ad essa collegati, si possa elaborare un progetto mirato per una fattibile riconversione dello stabilimento di S. Angelo in Mercole, nel pieno rispetto naturalistico, ovvero evitando soluzioni che portano ad un possibile inquinamento ambientale, per la qual cosa il nostro territorio ha già dato con la discarica di S. Orsola;
- In contemporanea attivarsi per cercare di individuare una possibile realtà imprenditoriale in grado di rilevare l’azienda e proseguire sulla stessa linea di produzione, viste anche le professionalità e le esperienze che la stessa in tal senso può vantare;
- A non rinnovare, per quanto di propria competenza, la convenzione per lo sfruttamento della cava di S. Chiodo, di prossima scadenza, fino a quando non sarà trovata una soddisfacente soluzione per lo stabilimento spoletino. Nel contempo chiedere ufficialmente alla Regione dell’Umbria analogo comportamento per quanto di sua spettanza;
- Di aggiornare periodicamente il Consiglio Comunale sulle eventuali evoluzioni della vicenda che interessa la suddetta azienda ed i lavoratori ad essa collegati.
Spoleto, lì 25 novembre 2021
IL CONSIGLIERE COMUNALE
Sergio Grifoni
La cementeria ha dato lavoro a due generazione e mezza e proprio vero che tutto ha un inizio e una fine speriamo che la lasciano come monumento storico