Marco Trippetti, presidente dell’Assemblea comunale del Partito Democratico di Spoleto non si candiderà alla carica di sindaco di Spoleto. Lo ha dichiarato lo stesso Trippetti alla segreteria del Pd della città spiegando di aver seriamente preso in considerazione la proposta, sollecitata anche dal vertice regionale.
“Ho considerato con estrema serietà la proposta e in maniera approfondita ho valutato tutti gli aspetti che mi hanno portato a non accogliere la candidatura – ha detto in sintesi -. In primis l’estrema peculiarità della mia professione (anestesista-rianimatore ndr) che non si concilia con un incarico a tempo pieno come quello del sindaco”.
Nel ringraziare Trippetti per aver comunque valutato la possibilità di correre per lo scranno di primo cittadino e non senza rammarico, condiviso dai presenti, il segretario Stefano Lisci ha quindi aperto un confronto per individuare una figura che possa interpretare al meglio i sentimenti di una città amareggiata e delusa dai tre anni appena trascorsi. Anni durante i quali la destra sovranista ha paralizzato la città, interrotto i rapporti al suo interno e con i territori limitrofi.
Al momento Giancarlo Cintioli e Danilo Chiodetti hanno dato la propria disponibilità a candidarsi e da più parti è stata avanzata la richiesta a Camilla Laureti di tornare a guidare la competizione elettorale. Dalla discussione è emersa la disponibilità ad accogliere la proposta di ulteriori candidature da sottoporre al vaglio dell’Assemblea comunale e la volontà di allargare il più possibile la coalizione per costruire un grande fonte anti sovranista. Con gli alleati siamo aperti al confronto non escludendo la possibilità di valutare proposte che vengono dalla coalizione. La città merita di essere guidata da chi saprà rappresentare nel migliore dei modi la sfida che ci attende avendo esclusivamente a cuore gli interessi della città. Da tempo il Pd ha avviato uno studio dettagliato della situazione in cui siamo precipitati. Sapremo trovare le soluzioni per rinascere. Importante sarà creare un fronte comune.