JON KALMAN STEFANSSON, Crepitio di stelle, Casa editrice Iperborea
Riprenderò la via del mondo. Andrò dove sono forestiero. Dove non è peccato, sacrilegio essere curiosi di sé nelle cose che godi (Giuseppe Ungaretti).
L’Islanda. Una terra lontana e selvaggia. Ne sappiamo poco ma abbiamo negli occhi il ghiaccio lucente dei suoi iceberg e la vampa distruttiva dei vulcani. E, nell’attesa di visitarla in un giorno non lontano, per adesso possiamo raggiungerla con un piccolo libro, “Crepitio di stelle”.
Bello, bellissimo questo romanzo, che con parole cariche di magia ci racconta una storia lunga cento anni. Sullo sfondo di un’Islanda rarefatta e ammaliante un bambino degli anni Duemila ripercorre la storia della sua famiglia, a partire dalla vicenda dei bisnonni. Passione e tormento, ascesa e caduta sociale, miraggi di ghiacciai e condomini grigi connotano un legame più forte del tempo, un’avventura indicibile agli occhi del protagonista bambino. E poi la storia dei genitori, il gioco degli incroci, l’ombra della fuga, l’ineluttabile del presente. E poi i nonni, sospesi fra più mondi e più amori, malati di nostalgia e di quotidiano.. “Crepitio di stelle” sorprende per il magistrale affresco dei sentimenti umani. È un libro che indaga sulla forza della natura e sul suo rapporto con l’uomo, mostra la furia del mare e la placida quiete delle vie di città. Compie un giro affascinante tra passato e presente, evocandoli con parole splendide e miraggi di desiderio.
Lucia Romizzi