Il sogno a cinque cerchi, il ricordo di un’Olimpiade che cambiò il mondo. Nel cartellone del 61° Festival dei 2 Mondi di Spoleto c’è spazio anche per lo sport, grazie alla collaborazione con il CONI Nazionale e dell’Umbria e con la Scuola dello Sport che ha dato vita, per il secondo anno consecutivo, a “il CONI per il Festival”.
Ieri pomeriggio, nella Sala dei Duchi del Palazzo Comunale si è svolto il primo dei due salotti letterari sportivi in programma in questa rassegna festivaliera. Una piacevole conversazione sui Giochi Olimpici di Città del Messico, moderata dal giornalista Giancarlo Padovan, a 50 anni da quell’edizione olimpica che ha travalicato i risultati sportivi entrando di fatto nel racconto di un’epoca, di una generazione. Un’Olimpiade, la prima latinoamericana e la prima che ammise la Germania dell’Est, che assunse i connotati politici con la protesta simbolo dei velocisti afroamericani Tommie Smith e John Carlos.
A raccontarla due protagonisti azzurri di allora: Giuseppe Gentile (che sarebbe poi stato scelto da Pier Paolo Pasolini per la parte di Giasone nel film Medea con Maria Callas), bronzo nel salto triplo e per due volte primatista mondiale nel corso di una gara in cui, con il brasiliano Nelson Prudencio e il sovietico Viktor Saneyev, il record fu riscritto ben sei volte ed Eddy Ottoz, bronzo al fotofinish nei 110 metri ostacoli con lo stesso crono dell’americano Willie Davenport. “Desideravo fare di più di quello che ho fatto – ha raccontato Gentile che per una notte andò a dormire con il record del mondo in tasca -. In quella notte di emozioni provai un grosso disagio per un problema all’intestino, furono emozioni talmente forti che in qualche maniera hanno influito sul risultato successivo. Pensai che il caso non mi aveva dato la possibilità di fare meglio, ma a posteriori mi sono reso conto che era stata una mia imperizia: avevo commesso degli errori nel salto che non potevo perdonarmi”.
Ottoz, invece, si è soffermato sul clima che si viveva nel Villaggio, in un Paese che era nel pieno della contestazione giovanile e che si era macchiato della strage di Piazza delle Tre Culture. “Prima dei Giochi ho trascorso a Città del Messico almeno un mese all’anno per tre anni per studiare la preparazione di quell’Olimpiade in altura e feci amicizia con un fotografo messicano che, in quei giorni, mi raccontava cosa accadeva fuori dal Villaggio che era chiuso e quasi impermeabile – ha ricordato -. Avevo poi un mio rapporto con Smith e le sue posizioni mi interessavano, ma devo ammettere che per quello splendido e terribile egoismo che hanno gli atleti focalizzati sulla gara, non ci facemmo coinvolgere”.
A fare gli onori di casa – in un appuntamento in cui sono intervenuti anche il Direttore della Scuola dello Sport, Rossana Ciuffetti, Franco Falcinelli, Presidente dell’European Boxing Confederation e il Segretario della Federpugilato, Alberto Tappa, alla presenza delle atlete della Nazionale Youth di boxe – è stato il Presidente del CONI Umbria Domenico Ignozza. “Dopo l’esperienza dello scorso anno ritrovarsi a parlare di cultura sportiva al Festival è importantissimo – le sue parole -. I Giochi di Città del Messico ci hanno detto tante cose, non soltanto dal punto di vista sportivo, ma per la storia mondiale”.
Per il secondo anno consecutivo, inoltre, le Fiaccole Olimpiche sono tornate ad “illuminare” Spoleto in una esposizione allestita al Palazzo Comunale. Ha fatto il suo esordio invece la mostra dedicata ai cimeli del pugilato e del ciclismo italiano. “Abbiamo voluto dare un segnale forte su quello che lo sport regionale riesce a mettere in atto – ha spiegato Ignozza -. Il pugilato è radicato qui in modo eccezionale grazie ai dirigenti e ai campioni usciti da questa terra, mentre la mostra sul ciclismo raccoglie la storia di una disciplina che significa coraggio e fatica”.
E sabato 14 luglio (ore 19.30) l’ultimo salotto letterario del CONI in questa edizione del Festival sarà dedicato proprio ad un protagonista indiscusso delle due ruote come Gino Bartali, alla presenza di Gioia, nipote del campione.