EUGENE LEMAY con “Ghost Witness Shadow”, GIORGIO ORTONA con “F.I.C.O.”, YIGAL OZERI con “Where are we going?”, ANDREA PACANOWSKI con “All’infuori di Me”, ROBERTA PIZZORNO con “Full of emptiness”, GIUSEPPE PULVIRENTI con “Trademark SP”, TTOZOI con “Genius Loci (Reworks)” e GIORGIO FACCHINI con “Gioielli come sculture, sculture come gioielli”: queste le mostre che Gianluca Marziani, direttore di Palazzo Collicola Arti Visive a Spoleto, ha previsto per l’Estate 2018 e che sono state inaugurate sabato 30 giugno.
Il Piano Nobile di Palazzo Collicola Arti Visive apre le sue quinte settecentesche per ospitare un nuovo progetto d’artista. Lo statunitense EUGENE LEMAY (1960, Grand Rapids, Michigan) torna in Italia dopo la personale romana al MACRO Mattatoio (a cura di Micol Di Veroli, febbraio – aprile 2015). Dimensions of Dialogue era il titolo di quella mostra, una frase che ben racchiude la coscienza etica di Lemay, la natura politica e militante del suo lavoro. Le opere a Palazzo Collicola sono le stazioni di un cammino nel dolore della guerra, nell’ipocrisia della politica, nella fobia e nel terrore che acceca, nelle ferite della carne e in quelle del cuore. L’artista americano conosce il rumore delle bombe, lo stridore delle armi letali, l’odore del sangue che scorre. La mostra”Ghost Witness Shadow” chiude il 7 ottobre.
GIORGIO ORTONA con “F.I.C.O.”. ovvero, Feticci Individui Case Oggetti, getta uno sguardo d’autore su Roma con la filosofia del drone. Ortona mappa l’urbe capitolina tra tetti e antenne, balconi e verde pubblico, crea geografie di cemento armato, esalta il cantiere con il corredo d’impalcature e gru svettanti. La Roma di Ortona è anche la città dei volti amati, dei corpi affini, degli oggetti sensibili che catturano la sua fiducia emotiva. L’immaginario urbano di Ortona nasce dall’alto, attraverso le immagini panoramiche di Google Earth. Da qui la creazione di una griglia pittorica in cui il realismo si affianca alle cancellature di colore, alle assenze evocate, alle dissolvenze improvvise. Scompaiono le zone che non meritavano celebrazione, che stridevano nel contesto, che inquinavano l’occhio architettonico di Ortona. Ad accompagnare i quadri ci sarà Storie di Pittura, un video che racconta l’artista nei suoi spazi di vita e lavoro. Anche la mostra di Ortona sarà a Palazzo Collicola fino al 7 ottobre.
YIGAL OZERI “Where are we going?” La pittura postdigitale di Yigal Ozeri – autore israeliano che vive a New York – mette al centro dello sguardo la DONNA. L’universo di Ozeri si riconnette ad una tradizione occidentale, soprattutto italiana, di ritrattistica al femminile, dai volti virginali nella Firenze del Cinquecento al bianco neoclassico di Antonio Canova, passando per l’Ottocento di Giovanni Boldini, il Novecento di Amedeo Modigliani… Le donne di Ozeri giungono diritte dal presente eppure sembrano fuori dal tempo, oltre lo spazio della creazione, fluttuanti come stelle che attraversano i secoli. I loro sguardi, le loro posture, i loro corpi sono frammenti di un lungo discorso sentimentale, nato con la vita e destinato a durare oltre noi stessi, oltre la contingenza del quotidiano. Quelle donne sembrano dirci: “Dove stiamo andando? Cosa stiamo facendo? Come possiamo migliorare le cose?”. L’unica figura maschile in mostra è lo stesso artista, un primo piano in bianconero che scruta come un demiurgo davanti agli allievi. Fino al 7 ottobre.
ANDREA PACANOWSKI presenta a Spoleto una quindicina di lavori fotografici. “All’infuori di me” raccoglie masse umane, corpi in ordine militaresco, gente in uniforme, gruppi rituali. Sono pattern collettivi che provengono, in particolare, dal consesso religioso in esterni, dai luoghi d’aggregazione dei culti monoteistici più diffusi. La mostra a Spoleto entra nel cuore dei culti monoteisti: Cristianesimo, Ebraismo, Islam. Un viaggio fotografico che racconta le metodiche spontanee dei grandi raduni, secondo un approccio che coglie gli equilibri gravitazionali, le scale cromatiche, i ritmi sincretici, le armonie collettive. Un’analisi per mostrare il valore etico di ogni religione, la possibile convivenza tra diversità, l’importanza del dialogo come cardine di una rifondazione universale. La fotografia di Pacanowski ribadisce tutto ciò, e lo fa con un’energia estetica che rompe il giudizio di merito, annullando i termini di superiorità e inferiorità, i pericolosi personalismi, le manie estremiste. Qui si parla di armonia e libertà, di uomini e donne che camminano sullo stesso Pianeta, respirando lo stesso ossigeno, inseguendo gli stessi sogni, in cerca di quella cosa indistruttibile che ovunque si chiama Amore. E’ la fotografia che riprende la sua essenza analogica ma con il meglio che la stampa e i supporti possano offrire. Fino al 7 ottobre
ROBERTA PIZZORNO con”Full of emptiness” porta a Spoleto gli esiti figurativi di un lungo lavoro con la china e l’acquerello. Da due anni l’artista ha scelto Spoleto come territorio di residenza, alimentando un legame virtuoso con Palazzo Collicola Arti Visive. Assieme al museo sono nati diversi progetti, in particolare con il gruppo di Sistema Museo che ha integrato certe metodologie del disegno nei diversi workshop didattici. La mostra odierna si offre come un resoconto in progress, una sintesi che trova nella sala di Sten & Lex un ideale laboratorio espositivo. Al contrario della altre mostre “Full of Emptiness” sarà a Palazzo Collicola fino al 30 settembre
In occasione della mostra a Palazzo Collicola Arti Visive, GIUSEPPE PULVIRENTI espone due opere in bronzo e una in gesso. Le due sculture in bronzo, “Cruna Quadra” e “Cruna Tonda”, entrambe del 2018. Entrambe le sculture sono firmate, in maniera evidente, con le iniziali del nome – GP – e l’anno di esecuzione. La mostra è allestita nella sala dedicata ad Alexander Calder, lo scultore che a Spoleto creò il “Teodelapio”, capolavoro onirico di 18 metri in altezza, collocato dal 1962 davanti alla Stazione. In sintonia con il lavoro di Calder, l’opera in gesso “Senza titolo”, sempre del 2018, sarà appoggiata sul pavimento, proprio come accadeva coi famosi Stabiles del maestro americano. Un dialogo a voce silenziosa che è un omaggio radiante alle vertigini surreali di Calder, ai suoi dilemmi geometrici, al cortocircuito spaziale, all’idea di una bellezza ricostituita. Trademark di ieri diventa oggi TRADEMARK SP, dove le due lettere richiamano la città di Spoleto ma anche il logo d’autore di GP con le sue alchimie misteriose in forma di scultura. Fino al 29 luglio
“Genius Loci”, ideato dal duo artistico TTOZOI – composto dagli artisti Stefano Forgione (1969) e Pino Rossi (1972) – sotto la cura di Gianluca Marziani, nasce dall’idea di realizzare opere d’arte direttamente nei luoghi storici prescelti, attraverso l’originale tecnica della proliferazione naturale di muffe su juta, con interventi pittorici successivi. Il progetto ha coinvolto tre siti Unesco: la REGGIA DI CASERTA (novembre 2017) l’ANFITEATRO DEL COMPLESSO ARCHEOLOGICO DI POMPEI (dicembre 2017) infine il COLOSSEO (prossimamente). All’interno di questo processo che diventa fusione molecolare e concettuale, giunge la mostra alla CASA ROMANA di Spoleto – datata all’inizio del I secolo d.C. – sorta di spin-off espositivo che inserisce una residenza privata tra le tre tappe monumentali. A Spoleto si vedrà una rigorosa selezione tra le opere delle prime due tappe, oltre ad un progetto di proliferazione site specific, pensato per l’impluvio della Casa Romana. Una quindicina di opere che verranno inserite con ragione mimetica e rispetto ambientale, quasi a fondere la natura viva della pietra con la natura controllata delle muffe naturali. Fino al 30 settembre.
Apre invece il 7 luglio alle ore 12 la mostra di GIORGIO FACCHINI “Gioielli come sculture, sculture come gioielli”. Giorgio Facchini, marchigiano, scultore del gioiello contemporaneo, torna a Spoleto con una mostra dentro la Collezione Carandente di Palazzo Collicola Arti Visive. Si tratta di una selezione tra i pezzi unici dell’autore pesarese, oltre ad una scultura da esterni, tutti realizzati dagli anni Sessanta ad oggi, seguendo un filo cronologico che si dirama lungo molteplici chiavi figurative. La qualità esecutiva, il tema visionario e la forza espressiva caricano di contenuti la sua dialettica tra l’oro e l’arte del Novecento, in un processo iconografico che tocca Informale, Surrealismo, Spazialismo, Arte Cinetica e Costruttivismo. I pezzi firmati Facchini dialogano con diverse opere della Collezione Carandente, interessanti duetti in cui le sue creazioni, allestite dentro teche di protezione, entrano in sintonia virtuosa con l’opera prescelta. Un progetto unico, pensato con approccio artistico, strutturato per dare al gioiello il carattere universale di scultura pura dalle piccole dimensioni. Fino al 29 luglio.
Per le schede complete delle mostre: http://www.palazzocollicola.eu/