Festa di S. Eutizio nel prato sottostante l’Abbazia profondamente ferita dai terremoti del 2016. L’Arcivescovo Boccardo: «La cosa più urgente è ridare un senso alle nostre vite…». Il Presule all’assessore regionale Chianella circa la ricostruzione di S. Eutizio: «Stateci vicino, da soli non ce la facciamo, è urgente una cordata per far rifiorire questo gioiello della fede».
Martedì 23 maggio molti fedeli della parrocchia dell’Abbazia di S. Eutizio in Preci si sono ritrovati nel prato sottostante il complesso gravemente ferito dai terremoti dello scorso anno per partecipare alla Messa presieduta dall’arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Renato Boccardo, nella festa liturgica di S. Eutizio.
Col Presule – che ha eccezionalmente lasciato l’assemblea della Conferenza Episcopale Italiana dopo le votazioni per il Presidente appositamente per celebrare col popolo la prima festa di S. Eutizio post sisma – hanno concelebrato: il parroco dell’Abbazia don Luciano Avenati, di Norcia don Marco Rufini, di Cascia don Renzo Persiani, di Avendita don Giuliano Medori, della cattedrale di Foligno mons. Giuseppe Bertini accompagnato da un sacerdote ucraino suo collaboratore, il canonico della cattedrale di Spoleto mons. Vincenzo Alimenti. Presente in fascia tricolore il sindaco di Preci Pietro Bellini e l’assessore alle Infrastrutture, trasporti e mobilità urbana della Regione Umbria Giuseppe Chianella. Tra le autorità militari, significativa la partecipazione dei Granatieri di Sardegna della caserma di Spoleto in rappresentanza di tutti quei militari che, dalla prima scossa del 24 agosto, custodiscono, giorno e notte, l’Abbazia di S. Eutizio.
«Una festa particolare quella di quest’anno, ma non meno bella». Con queste parole mons. Boccardo ha avviato la sua omelia. «La nostra preoccupazione – ha proseguito – è giustamente la ricostruzione. Ma se pensiamo solo ai muri delle case, delle chiese e degli edifici è poca cosa. Non possiamo registrare il terremoto come uno dei tanti eventi della cronaca, che dopo un po’ di tempo entra a far parte della storia e non se ne parla quasi più: l’uomo saggio, invece, è chiamato a leggere dentro questo evento catastrofico che ha ferito la nostra terra e trarre degli insegnamenti. Il primo lo indica proprio S. Eutizio: lui in questa valle diede avvio alla primordiale forma di vita cenobitica, invitando gli eremiti presenti nel circondario a riunirsi a vivere insieme. Prima pensò alla costruzione degli uomini e poi dei muri, nello specifico dell’Abbazia che porta il suo nome. Alla sua scuola – ha continuato l’Arcivescovo – siamo chiamati ad avere un progetto alto per le nostre comunità, a sognare. Spesso invece mancano idee forti, ognuno ricerca il proprio tornaconto, non c’è più una meta comune. S. Eutizio ci invita a non lasciarci vivere dagli eventi, nel nostro caso dal terremoto, ma ad impegnarci per un progetto che ci consenta di non camminare invano, di superare i personalismi e di contribuire un poco ciascuno al bene comune. Certo, so che c’è delusione e frustrazione per i ritardi nella ricostruzione. Ma non serve fare le liste dei lamenti, bisogna guardare avanti con forza e senza recriminazioni. La cosa più urgente è ridare un senso alle nostre vite da ricercare nei gesti quotidiani e monotoni, rifondare le relazioni comunitarie su basi solide: solo così la ricostruzione dei muri sarà significativa. A S. Eutizio – ha concluso mons. Boccardo – chiediamo che ci ottenga la sapienza per ricostruire con intelligenza e con apertura di mente e di cuore per il bene di queste comunità».
Al termine della Messa, si è snodata la processione fino al piazzale antistante l’Abbazia e da lì l’Arcivescovo ha benedetto la terra e i frutti che darà. Prima del congedo finale don Luciano Avenati ha ringraziato i fedeli presenti, i suoi confratelli presbiteri, le autorità civili e militari e ha ricordato quanti in questi mesi «si sono stretti intorno a noi nella preghiera, nella vicinanza, nell’amicizia e nel sostegno economico. Un grazie particolare – ha proseguito il sacerdote – lo voglio dire all’Arcivescovo per la sua costante presenza nel nostro territorio ferito dal terremoto e per i significativi aiuti che non ha fatto mancare. Molte cose che il Vescovo fa per la gente della Valnerina non si vedono e non si sanno perché, come scrive S. Paolo, la carità non si vanta, non si gonfia. Posso assicurare però che il suo intervento a favore di questa gente è straordinario». Un lungo applauso è partito spontaneo da tutti i presenti.
Mons. Boccardo poi ha ringraziato l’assessore regionale Chianella per la sua partecipazione e gli ha detto: «Abbiamo un sogno: vorremmo vedere quanto prima le impalcature intorno a S. Eutizio. Stateci vicino, da soli non ce la facciamo, è urgente una cordata per far rifiorire questo gioiello della fede. Unendo le forze la meta sicuramente sarà più vicina». Chianella ha assicurato che «l’impegno della Regione per S. Eutizio sarà massimo. Io sono architetto – ha proseguito – e vedere l’Abbazia in queste condizioni è una grande ferita. Condivido poi le parole dell’Arcivescovo che è prioritario ricostruire le relazioni nelle comunità e poi i muri. Comunque – ha concluso – a presto con le impalcature!».