Spoleto, consegnata la lex spoletina a Letizia Ermini Pani

L’Associazione Amici di Spoleto presieduta da Dario Pompili ha consegnato la Lex Spoletina 2017 a Letizia Ermini Pani, vice presidente della Fondazione Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo (Cisam).

La cerimonia si è svolta  a Spoleto durante i lavori della Sessantacinquesima Settimana di studio del Centro italiano di studi sull’alto medioevo (Cisam) venerdì 21 aprile presso la sala Congressi dell’Albornoz Palace Hotel.

Ad aprire l’evento è stato il presidente Pompili: “Grazie all’impegno di Letizia Ermini Pani – ha detto – ora conosciamo meglio la Spoleto tardoantica e altomedievale indagata attraverso importanti campagne di scavi e descritta in saggi di straordinario valore”. A seguire,  sono intervenuti il presidente della Fondazione Carispo Sergio Zinni che ha ringraziato la studiosa per la sua attività rivolta all’approfondimento della storia della città ed il sindaco di Spoleto Fabrizio Cardarelli: “E’ un grande onore per noi – ha sottolineato quest’ultimo – consegnare questo premio ad una personalità di tale spessore”.

Infine, Carlo Carletti,  professore dell’Università di Bari “Aldo Moro”, ha tratteggiato un profilo umano e professionale di Letizia Ermini Pani: “L’Umbria, e soprattutto l’amata Spoleto in testa (il prestigioso Centro italiano per gli Studi dell’Alto Medioevo, come è noto, fu fondato dal padre di Letizia, Giuseppe Ermini) – ha spiegato, tra le altre cose – , ma anche le Marche, l’Abruzzo, la Toscana, il Lazio, e soprattutto Roma e la Sardegna, sono gli ambiti territoriali  in cui, soprattutto a partire dagli anni Ottanta, si sviluppa la sua intensa attività di ricerca rivolta in particolare alla topografia e all’urbanistica delle città tardoantiche e altomedievali, agli insediamenti monastici, ai santuari martiriali, alle città fortificate, agli assetti del territorio. Molte qualità definiscono e completano la personalità di Letizia: forte temperamento, determinatezza nel perseguire i progetti, sempre vivo interesse e attiva partecipazione alle nuove problematiche che maturavano nell’archeologia postclassica, naturale attitudine e invidiabile resistenza nella pianificazione del lavoro e, infine, particolare istinto nell’intuire la predisposizione alla ricerca dei numerosi allievi passati alla sua scuola”.