Spoleto, caso Brushwood: Michele Fabiani torna libero
di Comitato 23 ottobre
A 8 anni e una settimana dopo quel 23 ottobre 2007, domani 30 ottobre, la vicenda Brushwood giunge al suo ultimo atto. Michele torna libero.
Molte cose sono accadute in questo tempo infinito, Fabrizio e Damiano sono morti, Andrea è lontano, l’accusa di terrorismo con cui si giustificò l’operazione, caduta definitivamente per tutti, a Michele non ha portato la libertà ma ancora carcere, poiché ogni “spesa” va giustificata.
Le luci della ribalta che ebbe Brushwood quando fu mandata in onda a “reti unificate” su ogni TG nazionale, 8 anni fa, non sono spiegabili certo con le azioni di ribellione sociale di 4 ventenni. Come negli antichi miti coloro che siedono “dalla parte della ragione” diventano eroi se hanno da combattere un nemico (il male) assai cattivo, e chi più cattivo c’è oggi nell’immaginario collettivo del terrorista?
Dalla “parte della ragione” sedevano il poi condannato per spaccio di stupefacenti, peculato e associazione a delinquere comandante dei Reparti Operativi Speciali dei carabinieri Generale Ganzer, la condannata per la Sanitopoli umbra e inquisita per la TAV toscana, governante Lorenzetti e i Giudici.
“Dalla parte del torto” sedevano Michele e i suoi compagni. Ma come si sa, i potenti, coloro che escono vincitori nelle guerre per bande dei quartieri alti della società e i loro servitori, in galera non andranno mai. La Giustizia resta Giustizia di Classe, strumento di parte che non giudica i reati ma chi li fa. Perciò se sei anarchico, hai venti anni e ti condannano a 2 anni e tre mesi, ti farai fino all’ultimo giorno di galera, in regime speciale di isolamento.
Se invece sei Generale e sei condannato a una montagna di anni di galera che ti possono seppellire vivo, non farai un giorno di prigione e continuerai a comandare il tuo Reparto fino alla pensione. Perciò in questo momento di felicità che vogliamo condividere con i tantissimi che si sono battuti per la libertà di Michele e dei suoi compagni, vogliamo far sapere che il Comitato 23 Ottobre non si scioglie ma rimane attivo come Osservatorio sulla repressione.
I morti nelle mani dello Stato, come Cucchi e Aldrovandi, stanno davanti a noi a ricordarci come non si può mai abbassare la guardia e occorrono sentinelle attente, altrimenti, picchiatori in divisa accuratamente nascosti e uomini in divisa condannati per omicidio di gruppo che continuano a fare il loro mestiere, rimarranno la regola. Liberare tutti coloro che siedono “dalla parte del torto” sarà l’obiettivo a cui vogliamo contribuire, perché la ragione è dei potenti e il torto delle loro vittime.
..finalmente!!
..finalmente!!