Spoleto, da Don Matteo a Vittorio Sgarbi inno d’amore per la nostra città

Vittorio Sgarbi al Teatro Nuovo di SpoletoSerata tra spettacolo e cultura, ieri, per “Panorama d’Italia” a Spoleto, con la “lectio magistralis” di Vittorio Sgarbi al Teatro Nuovo e, poco più tardi, l’intervista pubblica al “cast” di Don Matteo, guidato da Terence Hill, al Complesso di San Nicolò: inopinatamente, i due momenti hanno avuto in realtà un comun denominatore, l’amore per la bellissima Spoleto.

Pur parlando di tante altre cose – e regalando “chicche” e anticipazioni sulla decima serie della fiction, che stanno girando vicino Spoleto – Terence Hill ha avuto modo di dichiarare tutto il suo amore per questa terra, dove da bambino aveva vissuto tra i 5 e i 10 anni: “In questo nostro lavoro”, ha detto a Piera Detassis direttrice di Ciak, che lo intervistava, “ci sono momenti di grande bellezza. A volte questa terra ci richiede sforzi fisici particolari, a noi come alla regia e alla produzione, ma quest’involucro bellissimo della città di Spoleto è… un’altra cosa, sicuramente. Aiuta a far sentire bene il protagonista e tutti noi”.

“Ho girato il mondo, sono stato tanti anni in America, finchè ho deciso di fare Don Matteo, e mi chiedevo come mi sarei trovato venendo a vivere a Gubbio. Invece, nessun problema: immediatamente mi sono sentito a casa. Io l’Umbria la amo, e una delle mie grandi fortune è che questa fiction si svolge proprio a casa mia”.

Quanto a Sgarbi, il critico d’arte più celebre d’Italia ha dato il meglio, incantando per oltre un’ora le mille persone stipate finanche nel loggione del Teatro Nuovo. E’ stato anche polemico, come sempre (“In Italia ci siano i soldi per pagare Denis Verdini ma non per ristrutturare la Chiesa di San Giacomo a Spoleto”) ma soprattuto ha saputo decantare la bellezza di questi luoghi come nessun altro avrebbe saputo fare: “Solo una cosa ha segnato un vero Rinascimento in Italia: il Festival dei due mondi di Spoleto, concepito da un uomo straordinario come Gian Carlo Menotti”, ha detto tra l’altro: “Un evento che la trasforma per venti giorni nella capitale del mondo. Qui, oltre alla dimensione del patrimonio artistico, c’è anche quello delle attività culturali. Ha una contemporaneità unica. Questo è il maggior vanto della città, che ha avuto anche la fortuna di trovare un grande scrittore che ne ha celebrato il culto: Alberto Arbasino”.

E poi, alcuni passaggi davvero emozionanti sul territorio: il Ponte delle torri e la Rocca albornoziana che meravigliarono Wolfgang Goethe ed Hermann Hesse. “Sembrano nati insieme per unire le due colline” dice Sgarbi. “Sono una meraviglia nata dalla mano di Dio. Una cosa che sembra necessaria”. E poi la romanica Chiesa di San Pietro, “con rilievi di straordinario interesse”. O la basilica di San Salvatore del VII secolo, “il più importante monumento longobardo della città”. E ovviamente il celeberrimo Duomo, con l’affresco di Filippo Lippi, “uno dei più belli del Rinascimento italiano”.