Era circa la metà degli anni 80. Prendevo la mia cinquecento blu e partivo per Perugia. In un palazzo in pieno centro a due passi da Corso Vannucci, c’era la sede dell’Arci, che per noi non era la costola culturale del PCI, ma semplicemente l’organismo che organizzava gli eventi musicali. Io, cantante e manager del gruppo di rock italiano Cargo, mi piazzavo in un ufficietto della sede dell’Arci per aspettare ore e ore di parlare con Sergio Piazzoli.
Dopo essermi letto centinaia di volte i manifesti e guardato le foto appese ai muri, finalmente arrivava lui, con l’aria di quello che aveva tanto da fare e ti pregava di non fargli perdere tempo. Tu avresti voluto dirgli che c’avevi perso tutta la mattinata, che arrivavi da Spoleto con una 500 scassata, ma riuscivi a mala pena a consegnargli una cassettina con i provini e a parlargi del gruppo. Alla fine, con l’aria di chi intanto pensava a tutt’altro, Sergio se ne usciva fuori con una data da offrirti per un concerto in un festival di qualche città dell’Umbria.
Me ne tornavo a casa impazzito di gioia per raccontarlo agli altri del gruppo, ma sopratutto perchè avevamo una data e potevamo quindi provare le canzoni per uno scopo.
Questo per me, per noi, era Segio Piazzoli, l’uomo della musica, colui che inventò Rock In Umbria, fino ad arrivare ad essere il manager dei maggiori eventi musicali in Umbria, concerti da Bob Dylan a tutta la grande musica italiana. Non era un rapporto sempre idilliaco, a volte i concerti che ci organizzava erano in posti assurdi in dei festival improbabili, ma tra i tanti sciacalli e persone poco piacevoli ho che incontrato in questo viaggio della speranza che era “sfondare nella musica”, Sergio è uno di quelli che ricordavo con più piacere.
L’ultima volta che l’ho visto era per il concerto di Guccini in Piazza Duomo a Spoleto, 4 o 5 anni fa. Era al botteghino a contrallare i pass, ho pensato che non mi riconoscesse, invece quando ho accennato un saluto tanto per capire come stavano le cose, lui mi sorprese con un impensabile ” Oh Cargo, come va? “
Oggi girovagando sul web ho appreso della sua improvvisa morte per un embolia polmonare massiva, all’età di 59 anni che avrebbe compiuto oggi. Ci sono rimasto malissimo e ho deciso di scrivere queste righe per ricordarmi di quella parte della mia vita e per lasciare un piccolo tributo a chi ha fatto tanto per la musica.
Ma contestualmente il riocrdo mi è andato anche a Florindo di Paolo, l’uomo della musica a Spoleto. Chiunque abbia preso in mano uno strumento nella nostra città non può non averlo conosciuto . Anche lui se n’è andato improvvisamente, di ritorno da un concerto mentre si metteva a letto. C’è stato un concerto di ricordo quasi immediato, poi tanti progetti, ma più niente per ricordarlo.
Non è giusto. Queste persone: Sergio, Florindo, anche se in ambiti e in modi diversi, hanno fatto un lavoro che ha regalato emozioni a tanta gente . A Perugia ho letto che vogliono dedicargli un luogo o un progetto. Noi Florindo ce lo siamo dimenticato. Spero che qualcuno legga queste poche righe e se vuole ci cointatti per qualche iniziativa in suo ricordo, perchè la musica è emozione e le emozioni sono la vita. Dimenticare questo è diementicare una parte di noi stessi. Ciao Sergio.
Francesco Ragni
Bellissimo articolo Francesco…bravo, non dobbiamo dimenticarci neppure di Florindo!
Bellissimo articolo Francesco…bravo, non dobbiamo dimenticarci neppure di Florindo!