Michael Stipe: «Questo album strappò via le mie membra e le rimise insieme in un ordine completamente diverso».
La sacerdotessa del rock debuttò nel 1975 con uno degli album più influenti e importanti della storia della musica. Un debutto epocale, fatto di sonorità affini al punk che accompagnano le poesie, spesso parlate, della cantante, creando un contrasto artistico impossibile da ritrovare e imitare. Il produttore John Cale lasciò carta bianca alla Smith, per non intaccare il suo talento compositivo e la sua poesia visionaria, che la portò ad essere accostata a Bob Dylan e Jim Morrison e ad essere tutt’oggi un punto di riferimento artistico per molti gruppi, cantanti e poeti.
Il pezzo d’apertura esordisce con l’ormai famoso e verso: “Jesus died for somebody’s sins, but not mine”, per poi partire con la cover di Gloria di Van Morrison. Canzoni come Redondo Beach, Free Money e Kimberly furono ispirate da esperienze familiari. Altri pezzi invece furono scritti per gli idoli della cantautrice statunitense, come la meravigliosa Land, un lungo ed appassionato tributo al poeta francese Arthur Rimbaud, sua maggiore fonte d’ispirazione.
Morissey e Johnny Marr (voce e chitarra dei The Smiths) scrissero la canzone The Hand That Rocks the Cradle rivisitando Kimberly.
Una considerazione sulla foto in bianco e nero di copertina, giudicata come una delle migliori cover di sempre e anche una delle migliori foto fatte ad una donna. Fu scattata dal fotografo Robert Mapplethorpe, usufruendo della luce naturale di un pomeriggio newyorchese, in un attico del Greenwich Village.
Rolling Stone piazza questo lavoro alla posizione 44 nella famosa classifica dei 500 migliori album di tutti i tempi, e ascoltandolo non ci sono dubbi che merita di essere considerato una pietra miliare della musica.