Il Movimento 5 stelle rende noto l’intervento integrale del ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri che ieri ha informato il senato sulla riorganizzazione delle circoscrizioni giudiziarie e conseguente discussione
“Signor Presidente, signori senatori, come tutti voi sapete tra soli due giorni entrerà in vigore la riforma della geografia giudiziaria. Questa riforma, da tutti ritenuta strategica per il recupero dell’efficienza del sistema giudiziario, è il frutto di un lungo iter iniziato nel lontano luglio del 2011, con il ministro Palma ed il Governo Berlusconi che vararono la delega, e proseguito nel settembre del 2012, con il ministro Severino ed il Governo Monti, che quella delega attuarono con i decreti legislativi nn. 155 e 156. A me ed al Governo di cui faccio parte spetta il compito forse più ingrato: quello di darvi, come la legge impone, effettiva attuazione.
Una riforma da lunghissimo tempo attesa, definita epocale durante la cerimonia di inaugurazione dello scorso anno giudiziario dal Presidente della Corte di cassazione, apprezzata dagli studiosi, dall’Associazione nazionale magistrati e dal Consiglio superiore della magistratura. Una riforma pienamente condivisa anche da me, dal Governo Letta e straordinariamente sostenuta dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano cui, ancora una volta, va il mio personale ringraziamento. Ma anche un cambiamento che, facendo venir meno circa il 47 per cento degli uffici giudiziari dell’intero territorio nazionale, suscita, comprensibilmente, vive resistenze nei territori in cui maggiormente incide.
Dunque, un intervento costoso in termini di consenso e popolarità, ma che rappresenta un’importante prova di maturità per il Parlamento e per il Governo. Si dimostra così che chi ha il compito di governare è in grado di mettere da parte i propri interessi particolari a favore di quello superiore della funzionalità della cosa pubblica. Se in passato obiettivi come questo sono stati mancati, oggi dobbiamo dimostrare al Paese e a chi ci osserva dall’estero che si è inaugurato un nuovo corso, che guarda al futuro e che tende ad un sistema giudiziario più moderno ed efficiente.
Ciò premesso desidero ricordare che sin dall’esordio del mio nuovo mandato ministeriale ho offerto la piena disponibilità ad ascoltare tutte le sollecitazioni ed i suggerimenti costruttivi finalizzati a migliorare la riforma stessa. Ho, tuttavia, dovuto constatare, non senza rammarico, che l’insieme di tali suggerimenti non si è tradotto in una sintesi unitaria che fosse in grado, senza stravolgimenti, di garantire un intervento integrativo e correttivo largamente condiviso tra le forze politiche.
Nel frattempo, la Corte costituzionale rigettando tutti i ricorsi proposti – ad eccezione di quello riguardante il tribunale di Urbino – confermava pienamente la validità dei criteri di selezione degli uffici soppressi sottolineandone sia la ragionevolezza sia la piena conformità alla delega conferita al Governo. Peraltro, le puntuali ed analitiche motivazioni esposte dalla Corte per affrontare le numerose censure sollevate sono, inevitabilmente, destinate a condizionare i limiti, l’ampiezza ed il merito dei possibili interventi correttivi che saremo chiamati a valutare entro i termini previsti dalla stessa legge delega. Basti qui richiamare la riconosciuta ragionevolezza del criterio tramite il quale sono stati soppressi tutti i tribunali con un bacino di utenza inferiore a 100.000 abitanti.
Credo che, rimettere in discussione questo criterio – che costituisce uno dei cardini della riforma – significherebbe compromettere l’effettività di quel principio di ragionevolezza riconosciuto dalla Corte costituzionale. Se mi è consentito fare un secondo esempio, anche la proposta di trasformare tutti i tribunali soppressi in «presìdi», pur avendo raccolto un buon consenso, non era oggettivamente percorribile, per un duplice ordine di ragioni. In primo luogo, l’introduzione di non meglio precisati «presìdi di giustizia» esula dai limiti di operatività della legge delega. Inoltre, sotto un profilo sostanziale, la surrettizia riproduzione di un modello in tutto sovrapponibile alle sedi distaccate avrebbe, di fatto, compromesso la valenza complessiva della riforma. Tale scelta avrebbe, peraltro, imposto, per ragioni di evidente equità, il riesame, nel merito, della situazione di tutte le altre sezioni distaccate soppresse che, in alcuni casi, vantavano oggettivamente bacini di utenza e carichi di lavoro nettamente superiori perfino alla gran parte dei tribunali soppressi.
Detto questo, sono pienamente consapevole che una riforma di queste proporzioni, specialmente in fase di avvio, impone di affrontare non poche difficoltà organizzative per superare le quali si è fatto ricorso, in numerose casi, allo strumento previsto dall’articolo 8 del decreto legislativo n. 155. Abbiamo ritenuto di utilizzare questo strumento affidandolo, anzitutto, all’iniziativa dei presidenti delle strutture accorpanti. In tal modo, negli ultimi mesi, ho adottato ben 45 decreti ministeriali che, in vario modo e con tempistiche differenti, predispongono le migliori condizioni operative possibili per le situazioni di maggiore criticità riscontrate sul territorio e segnalate direttamente dai capi degli uffici. Ma non ho inteso limitare a questo l’operatività che l’articolo 8 offre al Guardasigilli. Ho ritenuto, infatti, doveroso assumere in prima persona la responsabilità di attivare un’istruttoria finalizzata a valutare, sulla base di criteri rigorosamente oggettivi (bacino di utenza o carichi di lavoro), l’utilizzo degli edifici di alcuni tribunali soppressi, principalmente per lo smaltimento degli affari civili pendenti, per un limitato periodo di tempo. Al termine dell’acquisizione dei prescritti pareri, è mia intenzione adottare un provvedimento ex articolo 8 per queste particolari situazioni.
Signori senatori, nel concludere il mio intervento avverto il dovere istituzionale di rappresentarvi l’oggettiva impossibilità di fermare, oggi, la riforma. La macchina amministrativa è ormai da tempo avviata: la quasi totalità dei traslochi è già stata eseguita; si sono adeguati i sistemi informatici, trasferita buona parte dei lavoratori interessati, affrontando le spese necessarie. Sono state varate le nuove piante organiche ed il Consiglio superiore – a cui, a partire dal vice presidente, onorevole Vietti, desidero rivolgere un pubblico ringraziamento per il sostegno e la collaborazione ricevuti – non ha più coperto i vuoti di organico presso gli uffici soppressi. In pratica, signori senatori, è doveroso che si sappia che tali uffici sono ormai privi di molti magistrati trasferiti ad altra sede, che le nuove udienze sono già pronte per la trattazione nelle sedi accorpanti e che un rinvio – anche di breve durata – produrrebbe con assoluta certezza il caos, tutto questo a danno dei cittadini, nell’interesse dei quali la riforma è stata varata. Siamo, dunque, tutti insieme chiamati ad affrontare l’avvio della riforma con spirito costruttivo e lealtà istituzionale, procedendo in corso d’opera al monitoraggio della situazione, per valutare nel prossimo futuro l’eventuale necessità di interventi correttivi entro i termini previsti dalla legge delega.
Per questo abbiamo già predisposto, nelle sue linee essenziali, un primo intervento correttivo, con alcune norme organizzative e processuali che renderanno ancor più fluida la fase di avvio della riforma, mentre adotteremo subito dopo anche un secondo decreto correttivo, per apportare alcune modifiche dell’assetto territoriale dei nuovi tribunali, così recependo alcune delle segnalazioni provenienti sia da quest’Aula che dai territori. Sono convinta della necessità di questa riforma e desidero ricordare anche in quest’Aula che il Governo sta operando in linea con le indicazioni formulate dalle istituzioni europee e dalla Banca mondiale che ci invitano a proseguire con decisione in questa direzione. È un percorso che, di recente, ha contribuito a far uscire l’Italia dalla
procedura di infrazione avviata dall’Unione Europea, ma è anche un impegno assunto dal nostro Paese al quale non possiamo e non vogliamo sottrarci”.