All Music: «Un album straordinario, si tratta forse di uno dei migliori album di debutto nella storia del rock».
Rolling Stone: «Mentre i Beatles rappresentano la solarità della vita, il debutto dei Doors offre il lato oscuro della luna».
Nel 1967 negli Stati Uniti era il tempo degli hippy, dove il motto “peace&love” la faceva da padrone. Tutto questo ovviamente influenzò in tutto il mondo la musica di quel periodo, ma un gruppo debuttò magistralmente nella scena musicale americana con un atteggiamento diverso, soprattutto quello del suo leader, Jim Morrison.
Testi espliciti, quasi aggressivi, dove i temi trattati sono spesso cupi e sinistri, con tantissimi riferimenti al sesso, alla droga ed anche alla morte. La capacità di Morrison fu quella di saper scrivere poesie e di saperle poi interpretare cantando, recitando, urlando, magistralmente accompagnato da atmosfere rock, psichedeliche e blues create da Ray Manzarek (tastiere), Robby Krieger (chitarra) e John Densmore (batteria).
L’album fu registrato nei prestigiosi Sunset Sound Studios, in California, in soli 6 giorni. Quello che ne uscì fu un capolavoro assoluto, dove a tracce brevi e dirette come Break on through (to the other side) e Back Door Man tra le altre, si alternano due dei brani più famosi dei Doors e più conosciuti: Light my Fire e The End. Specialmente quest’ultima a chiudere l’album in maniera perfetta. Difficile trovare un pezzo di chiusura migliore.
The doors fu il nome scelto per rappresentare le porte della percezione. Ovviamente il riferimento alle droghe, soprattutto quelle sintetiche, è lampante. Lo stesso Morrison fu sicuramente il personaggio che rappresentò maggiormente il periodo del ’68 e dei suoi eccessi. Resta tutt’ora il simbolo di una generazione e molto spesso la sua popolarità ha scavalcato o messo in ombra i meriti artistici del gruppo, che ha lasciato comunque un marchio indelebile nella storia della musica.